Nel corso degli ultimi mesi e delle ultime settimane ci siamo seduti ai tavoli organizzati dagli Ambiti Sociali in cui operiamo per la nuova programmazione dei Piani di Zona 2025-2027. Siamo ben posizionati sui territori della provincia di Varese e dell’Alto milanese, ci viene riconosciuta esperienza e una buona lettura di alcuni bisogni. Arriviamo preparati e consapevoli di quello che vorremmo costruire insieme. L’innovazione e la necessità di sperimentare nuove pratiche di intervento prendono forma, azzardiamo ipotesi che inevitabilmente incrociano il sociale e il sanitario, e poi le storie dei nostri beneficiari ci portano a battere il tempo sul bisogno sempre più evidente che attraversa i nostri servizi di bassa soglia: quello della casa.
Eccoli qui, ben definiti, i nostri “bisogni”.
Ettore è un uomo non più giovane, ha un contratto di lavoro a tempo determinato, un divorzio in data recente, una figlia ancora piccola e un solo desiderio: avere una casa per sé, dove ospitare la sua piccoletta e nel tempo immaginare possibile una nuova storia che lo possa rendere felice. I suoi occhi non riescono a sorridere da tempo e la stanza del dormitorio dove lo ospitiamo gli sta stretta. La disponibilità economica è limitata, l’idea del risparmio chiara ma a tratti impraticabile… Il diritto alla casa ci spinge a pensare ad altre opportunità, ma da un anno ormai di “altro” non ne troviamo.
Dario finalmente lavora con continuità. Ha ottenuto un lavoro che gli garantisce una buona entrata economica. Certo, ci sono due o tre cose su cui ragionare se si vuole cercare di risparmiare un po’. Ma il contratto è a tempo determinato e la fatica di avere garanzie blocca possibili progetti di autonomia abitativa, così come l’idea della solitudine di un monolocale.
Luca è passato attraverso storie complicate, nonostante non abbia ancora 30 anni. Ha voluto cambiare e stravolgere tutto, anche la sua identità di genere. Si presenta in tutta la sua fragilità e la sua capacità di ricostruirsi, perché la sua macchina, la speranza e le capacità professionali non le ha perse; però non ha garanzie, anzi ha dei debiti. E non può stare nei nostri servizi a bassa soglia per la troppa promiscuità, lui che deve tutelare con attenzione la sua privacy. Il lavoro di dog sitter a domicilio gli permette di vagare nelle case altrui, attento custode di cani di ogni taglia, e quando non è possibile gli resta solo una tenda da campeggio in un terreno fronte lago. In mezzo ai suoi progetti, qualche anno fa un incidente in moto gli ha reso difficile muoversi con agilità. È proprio vero che “piove sempre sul bagnato”, ma Luca è resistente e tenace.
Michele era capace di sfidare la sorte ogni santo giorno, poi il consumo di sostanze, un incidente gravissimo e tanto altro l’hanno reso debole e ora cammina a fatica e con molto dolore. Continua a fare il bandito, continua ad essere s-regolato ma la vita vuole affrontarla a testa alta. Il modello housing first (che tanto stiamo approfondendo) è certamente fatto per lui, riuscirebbe a fermarsi, riposare, evitare di girare per la città con ogni condizione atmosferica e (forse) potrebbe pensare che con l’età si può pensare di stare meglio.
Carmelo è passato dal carcere ad una comunità psichiatrica. Fino a qualche anno fa aveva un bel lavoro, poi le vicende della vita, la dipendenza dagli stupefacenti, la fatica di una relazione che non è riuscito a gestire l’hanno portato a perdere tutto. Il braccialetto alla caviglia non gli permette di avvicinarsi ad una abitazione: lui ha ben capito e non vuole sfidare nessuno e nemmeno fare del male. Il suo motorino di vecchia data è la garanzia per gli spostamenti, il lavoro estivo a Malpensa è stato così faticoso ma così importante da renderlo di nuovo capace di immaginarsi di stare nel mondo. La sua capacità contrattuale è misera, forse nulla. Ora ha una certificazione di invalidità, è residente in città, magari farà una richiesta sul prossimo bando delle case popolari, intanto lui si fa aiutare e come può aiuta gli altri.
Marcello esce dal carcere in permesso solo il sabato e la domenica, gli altri giorni è in art. 21 al lavoro in una bellissima azienda che ha deciso di collaborare con la Casa Circondariale per offrire lavoro a persone con un bel percorso di ripresa e riabilitazione sociale. Ogni sabato ha un possibile appuntamento per la casa, si vanta di avere garanzie date dai parenti che certamente lo possono aiutare. Di sabato in sabato l’agenda sposta a un’altra data anche solo il primo appuntamento. La libertà è sempre più vicina, la prospettiva reale di una casa ancora no. Occorre provare a cercare soluzioni con lui.
Le riunioni sui tavoli dei Piani di Zona sono a volte lunghissime, altre monopolizzate da questioni troppo lontane da noi e dalle persone che incontriamo ogni giorno. I bisogni li conosciamo e hanno un nome, una storia, una possibilità da sostenere. Le programmazioni sui territori ci vedranno protagonisti nella promozione di strategie possibili, di reti sempre più multidisciplinari capaci di interrogarsi, farsi carico dei bisogni dei cittadini più fragili, dare nuove risposte orientate al benessere di ciascuno e alla sicurezza dei territori che abitiamo. Noi ci siamo.
“Voglio andare a casa… La casa dov’è??” cantava Jovanotti.
È passato un quarto di secolo da quella canzone e noi non lo sappiamo ancora dove sono le case di tante persone che incontriamo e che non hanno un tetto sotto il quale vivere; per questo rimaniamo sempre alla ricerca di costruzioni nuove e di relazioni che possano promuovere diritti.
Sabrina Gaiera