Skip to main content
Notizie

Una città capovolta e invisibile

Rileggendo queste pagine, mi è stata data l’opportunità di compiere un percorso semplice  ma intenso e di incontrare persone ed esperienze che compongono una rete di vissuti e di relazioni sconosciute agli occhi del mondo, ma reali e portatrici di sicura speranza, visibile solo agli occhi del cuore.

Una città che non appare e che rimane nascosta, come sono nascosti i semi e le radici nella terra umida e feconda. Penso alle tantissime persone che vivono quotidianamente rapporti di prossimità e mettono in atto relazioni di aiuto. Penso ai molti volontari appartenenti alle numerose associazioni presenti nella città, che dedicano tempo, risorse e talenti in favore dei poveri e degli ultimi.

Uomini e donne, giovani, adulti e anziani, che generano e fanno crescere un popolo sommerso e, inconsapevolmente, unito e solidale. E’ gente che crede nell’efficacia della Parola di Gesù e nel miracolo che sa compiere l’amore che si dona, per il quale i pochi pani a disposizione, non trattenuti, ma spezzati e offerti, possono sfamare le folle dei poveri.

Gente che non mira ad emergere, a raggiungere i vertici per apparire e per dominare, ma vuole rimanere terra a terra, tra i fratelli, amici di sempre e nuovi arrivati, anche da lontano, nessuno escluso: semplicemente gente che vede, che ascolta, che dialoga, che cerca di conoscere, di aiutare e di accompagnare, perché tutti ci si senta partecipi di questa città sommersa e vera. Gente che sa superare la paura e la diffidenza e guarda negli occhi i poveri, di qualsiasi etnia, e che si sporca le mani: sa cingersi il grembiule per lavare i piedi, sa far sedere a tavola per mettersi a servire, sa prendersi cura del malato e curarne le ferite in qualsiasi ora del giorno e della notte.

Poi l’incontro con i molti operatori che hanno fatto, nella loro vita professionale, una scelta precisa, alla ricerca di dare senso e orientamento alla propria capacità di progettare, di lavorare e di rendere produttivi i talenti ricevuti. Penso alla schiera di giovani che hanno deciso di far nascere e far crescere le cooperative sociali, per farsi carico, in modo continuativo e competente, di coloro che si trovano in situazioni di grande disagio. E penso anche a chi, nelle istituzioni e nei vari ruoli con compiti di responsabilità nell’amministrare la città, svolge il suo ruolo con dedizione e con passione, attento a colmare le distanze tra ricchi e poveri e capace di ascoltare le invocazioni di aiuto anche di chi non ha voce.

In questo percorso ogni realtà acquista un volto e ogni progetto ha un nome. E’ bello che ciascuno si senta parte viva e importante, non indispensabile e autoreferente, di questa immensa città: granello di sabbia in quest’opera armoniosa e artistica, piccola goccia in questo grande mare di amore.

In questa città capovolta e invisibile cresce la speranza.

don Gian Paolo Citterio