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Innanzi tutto Don Matteo, ci racconti un po’ di te? Chi sei? Che ruolo ricopri e come ci siamo incontrati?

Sono Don Matteo Rivolta, ho 39 anni e da 13 anni sono sacerdote nella diocesi di Milano. Mi sono occupato soprattutto di oratori, dal 2010 al 2013 a Rho, poi fino al 2020 ad Angera ed infine dal settembre 2021 in Val Ceresio.
A partire da settembre 2020 sono diventato anche responsabile della Caritas della Zona pastorale di Varese e proprio in questo ruolo ci siamo incontrati in modo più formale, anche se già conoscevo la cooperativa Intrecci che avevo intercettato in una precedente esperienza di accoglienza proprio presso la Parrocchia di Angera. Ci siamo conosciuti così dunque, in un contesto legato al servizio di carità e poi, con l’incarico di responsabile di zona abbiamo approfondito la conoscenza e siamo arrivati a collaborare attivamente.

L’attuale collaborazione con Intrecci come nasce? Da che bisogno?

La collaborazione nasce da una intuizione che è frutto, come quasi sempre accade, del confronto. Confronto con le realtà che aiutano le persone in difficoltà e che spesso si accorgono più facilmente di quali siano i bisogni reali della gente. Dal confronto con i centri di ascolto, con i giovani, con i vari gruppi di volontari ci siamo resi conto che spesso una delle difficoltà più comuni era proprio quella di gestire le risorse economiche, anche e soprattutto dove erano poche.

Come hai intercettato la necessità di far nascere, crescere e dare gambe a questo progetto così avanzato come uno sportello di educazione finanziaria per i fragili?

Mi sono reso conto che qualche cosa che noi davamo per scontato come la buona gestione delle entrate e delle uscite spesso insegnata in famiglia non era poi così scontata per molte persone che incontriamo. Quindi andando a fondo nella conoscenza della cooperativa Intrecci sono venuto a conoscenza di diversi servizi tra cui quello dell’educazione finanziaria. Abbiamo così proposto, come Caritas di zona, a tutti i responsabili decanali delle varie Caritas degli incontri di conoscenza: prima con Giovanni Formigoni, il referente degli educatori finanziari in cooperativa, poi con degli incontri formativi e informativi che permettessero a tutti i referenti dei Centri di ascolto di conoscere il servizio, capirlo per poi poterlo sfruttare al meglio. Ad oggi è un anno e mezzo che il servizio di sportello è attivo per tutti i Centri di ascolto della Zona pastorale di Varese.

Quali sono le difficoltà incontrate e quali invece le soddisfazioni avute?

Diciamo che la difficoltà forse più grande è stata quella di far capire fino in fondo ai nostri Centri di ascolto che cosa fosse questo servizio, più che altro perché Caritas offre davvero molte possibilità ai propri Centri di ascolto e quindi agli utenti e spesso non è semplice far capire di cosa si tratta, di cosa stiamo parlando ed è anche difficile ricordare tutti i servizi che possono essere messi in campo per una persona. Capita di frequente che si pensi a rispondere al bisogno immediato, senza magari provare a fare una fotografia di insieme in cui sarebbe poi evidente che le risposte da dare per la risoluzione dei problemi sono sempre molteplici e quasi mai univoche.
Altra fatica è quella di far comprendere ai beneficiari che i percorsi di educazione finanziaria sono pensati per accompagnarli verso l’autonomia reale, un aiuto per camminare con le loro gambe.

Che cosa ti auguri per il futuro delle nostre comunità e delle persone che aiutiamo?

Il mio augurio è che sempre di più le persone che aiutiamo possano intraprendere percorsi di autonomia vera, che sempre di più camminino sulle loro gambe e vadano avanti senza voltarsi indietro; artefici di un riscatto vero, artefici del loro futuro. In questo anno e mezzo ci sono state testimonianze positive, di persone che hanno preso in mano tutti i pezzetti della loro vita e li hanno messi insieme anche aiutati dai percorsi di educazione finanziaria.

In ultimo: se ti dico Intrecci che cosa ti viene in mente? Un ricordo, una persona, una situazione, una parola.

Senz’altro la prima persona che mi viene in mente è Don Giampaolo Citterio. Ho avuto la fortuna, appena arrivato a Rho, di averlo come Parroco e ho imparato a conoscerlo e a vivere la sua passione per l’essere umano. Ed è ciò che mi sento di dire a ciascuno di voi: se alle cooperative è chiesto di essere l’albergatore che ospita il ferito nella parabola del buon samaritano, quindi il professionista che si prende cura degli ultimi, mi auguro che nell’incontro con l’altro possa sempre esserci uno sguardo capace di incontrare e riconoscere l’uomo.
L’augurio è che sempre di più ciascuno di noi possa far diventare la carità parte della propria vita, non solo nella professionalità, ma anche dentro la gratuità di tutti gli spazi disponibili perché questo possa portarci sempre più a vivere il Vangelo in ogni momento della nostra quotidianità.

Intervista a cura di Federica Di Donato

Info: f.didonato@coopintrecci.it