Come da tradizione, ogni anno a Caronno Pertusella si tiene la Festa dei Popoli: una giornata promossa dal Comune e organizzata insieme a diverse associazioni del territorio per celebrare la bellezza della diversità. Come ogni anno, anche noi di Cooperativa Intrecci, sabato 28 giugno 2025 eravamo presenti.
Il tema scelto come filo rosso della Festa quest’anno, è stato l’infanzia, con un’attenzione particolare rivolta a chi ha affrontato il viaggio migratorio in giovane età, ai loro percorsi e alle loro storie.
Diverse realtà che incontrano e lavorano con i minori stranieri sul territorio (Centro Culturale Peri, Associazione Attadamun, ResQ, Unicef) hanno raccontato le loro esperienze, che hanno fatto da corollario alla testimonianza del dottor Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa.
Come Intrecci abbiamo avuto la possibilità di aprire la tavola rotonda: la collega Eugenia Volpe, operatrice di Casa Elim, ha spiegato il percorso che i minori intraprendono una volta raggiunta l’Italia e ci ha raccontato le sfide del lavoro educativo in una comunità per minori stranieri non accompagnati.
L’intervento del dottor Bartolo è stato particolarmente toccante: senza fare sconti, con parole allo stesso tempo crude e profondamente umane, ha raccontato la realtà che le persone vivono sulla loro pelle durante il viaggio, il periodo di detenzione trascorso in Libia fino all’approdo sulle nostre coste. Ascoltandolo, sembrava davvero di essere al suo fianco, sul molo di Lampedusa, in attesa dell’attracco dei barconi o dell’arrivo delle navi e dei pescherecci che hanno intercettato naufraghi in mare; ci è sembrato davvero di salire con lui su queste barche, a volte cariche all’inverosimile di uomini, donne, ragazzi e bambini; di scendere nelle stive dove tanti migranti hanno trovato la morte.
Nel suo racconto colpisce il contrasto tra vita e morte: lui, che ha scelto di essere medico per far nascere nuove vite si è troppo spesso trovato a dover accertare la morte delle persone, a dover cercare sui corpi dei cadaveri i segni delle torture subite e i segni di riconoscimento, così da poter poi permettere alle famiglie di ritrovare i propri cari. Bartolo ha raccontato, sottolineando più volte il dovere di tenere gli occhi aperti su una realtà che spesso non viene raccontata, della malattia del gommone e delle ustioni da carburante sui corpi dei migranti; delle “cure ormonali” sperimentali su donne e ragazze, delle violenze sistematiche subite nei centri di detenzione in Libia; ma anche dei salvataggi all’ultimo minuto, della ricerca spasmodica di ogni minima traccia di vita nei sacchi che coprono i cadaveri e degli abbracci riconoscenti di chi viene salvato e poi torna a Lampedusa per un saluto e un momento di commemorazione.
Alla fine della conferenza, come gesti di speranza, abbiamo voluto lasciare al dottor Bartolo la copia del libro “Dove il cielo tace”, la raccolta di storie realizzata dalla nostra collega Debora Campanile e un fotolibro che raccoglie momenti di vita del SAI di Caronno Pertusella.
L’équipe del progetto SAI “Famiglie al Centro”
Veronica Biscella