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Dallo scorso autunno all’interno della comunità per minori “L’Arbusto” hanno preso il via alcuni laboratori pensati e condotti dall’équipe degli educatori e delle educatrici: l’approccio laboratoriale consente di imparare in modo esperienziale, promuovendo l’autonomia, il lavoro di squadra e la riflessione su temi cruciali per la crescita individuale e collettiva.

Il laboratorio sull’affettività e la sessualità nasce dalla necessità di sensibilizzare ed educare ai concetti di consenso, rispetto, fiducia ed equità. Suddiviso in tre macro sezioni – il rapporto con gli estranei, il rapporto di coppia, sesso e sessualità – ha inteso sia indagare l’immaginario dei nostri ospiti, sia provare a decostruirlo, principalmente tramite la messa in discussione dei ruoli e degli stereotipi di genere. Il gruppo che ha partecipato è composto da minori stranieri non accompagnati che in più occasioni ha portato l’équipe a rendersi conto della necessità di aprire finestre di dialogo su tematiche spesso tabù ma centrali nell’età adolescenziale.

Abbozzato inizialmente un programma, gli incontri si sono in realtà modificati e adattati alle esigenze e alle domande poste dai ragazzi volta per volta. Partendo dalla questione del cat-calling, passando per il femminicidio, le relazioni (di coppia e non), la pornografia e il sesso in tutte le sue sfaccettature, si è cercato di porre l’attenzione in particolare al tema del consenso, vero filo conduttore di tutti gli incontri.

Il coinvolgimento dei ragazzi nel laboratorio è stato influenzato da vari fattori: la barriera linguistica,   l’età (dai 14 e i 18 anni con le esigenze che variano), la volontà e l’intenzione di affrontare un tema per alcuni versi sfidante dei propri ideali e valori, il livello dell’attenzione. In generale la risposta dei ragazzi è stata molto positiva: ogni incontro, infatti, è stato denso di confronti, domande e riflessioni, talvolta anche riproposte al di fuori del laboratorio stesso.

In particolare vorremmo raccontare della partecipazione al laboratorio di Ibra (nome di fantasia), ragazzo egiziano di 16 anni, giunto in Italia nel 2021 e presso la nostra comunità a settembre 2024. Giovando di una migliore padronanza della lingua italiana e di un maggior inserimento nel tessuto sociale rispetto ai propri compagni, ha partecipato attivamente sin dal primo incontro, mettendo sul tavolo le proprie convinzioni e credenze, senza indietreggiare ma con propensione all’ascolto e al confronto, tuttavia non sempre conciliante.  Ad esempio, durante l’incontro sul femminicidio, Ibra è intervenuto esprimendo posizioni radicali: le sue parole hanno generato turbamento nell’educatore e dell’educatrice presenti, ma hanno evidenziato ancora una volta l’importanza di affrontare a viso aperto simili convinzioni per problematizzarle ed eventualmente decostruirle. È stato uno scambio intenso e scombussolant,e ma che ci aiuta a capire di quali modelli culturali e familiari siano talvolta portatori i ragazzi con cui lavoriamo e quanto sia importante il dialogo. In un’altra occasione, in cui invece si affrontava il tema del piacere sessuale, Ibra ha mostrato e dichiarato apertamente il proprio imbarazzo, riuscendo però a rimanere in situazione e portando quindi alla luce anche l’importanza del porsi in maniera non giudicante, così da permettere ai ragazzi di trovare nel dialogo con gli educatori e le educatrici spazi di espressione di sé, crescita personale e fiducia.

Due episodi recenti hanno messo in evidenza quanto sia importante promuovere spazi di confronto come questo nei percorsi educativi e di crescita. Mentre il laboratorio era in corso, Ibra ha iniziato a lavorare: non riuscendo più a partecipare per via degli orari lavorativi, ha tuttavia chiesto di poter recuperare l’incontro centrato sui metodi contraccettivi.

Durante un momento di svago in piscina, invece, Ibra ha intavolato una conversazione legata ai temi del laboratorio affrontandoli in una nuova prospettiva e dimostrando così di stare maturando un pensiero critico nei confronti della società e del mondo che lo circonda.

Questi episodi, insieme all’evoluzione del percorso di Ibra, che è solo uno dei dieci giovani ospiti della comunità “L’Arbusto”, dimostrano quanto sia fondamentale offrire contesti educativi che non si limitino a trasmettere nozioni, ma che sappiano accogliere la complessità, anche conflittuale, dei vissuti e delle credenze dei ragazzi.

Il laboratorio si configura così come uno spazio sicuro, di ascolto e di confronto, in cui il cambiamento non è immediato né lineare, ma possibile.

Anche quando le resistenze sembrano forti è importante continuare a creare occasioni di dialogo: ogni confronto può rappresentare un passo avanti nel percorso di crescita e consapevolezza.

A cura di Veronica Bonsignori e Federica Galli