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Entrare in relazione con le persone spesso richiede una certa cautela, specialmente quando si tratta di situazioni di fragilità; molti percorsi che seguiamo partono dall’offerta di una sistemazione abitativa (housing) per svilupparsi attraverso un accompagnamento educativo appositamente pensato per gli adulti. Vengono quindi elaborati progetti personalizzati utili a rinforzare le persone che presentano esigenze e bisogni molto diversi tra di loro: bisogni economici, per esempio dovuti alla perdita del lavoro o a qualche dipendenza, bisogni socio-relazionali, bisogni educativi, bisogni sanitari…

Ma al di là dei progetti, quello che ci appassiona sono le storie di ogni singola persona o famiglia che incontriamo e ci piace poter raccontare il nostro lavoro come un’avventura di conoscenza, dove si vengono a scoprire storie e scelte di vita, che possono insegnare a tutti qualcosa.

Abbiamo intervistato una di queste persone, che sta affrontando il problema della ludopatia. Luca è un signore di circa 60 anni che ha avuto qualche difficoltà: ha perso la casa, rovinato i rapporti con la famiglia che non ha più fiducia in lui, lasciato in sospeso questioni giudiziarie importanti.

Ringraziando Luca per aver deciso di mettersi a disposizione, questo è quanto è emerso dalla nostra chiacchierata.

Come hai iniziato a giocare d’azzardo?

Ho sempre avuto il vizio di tentare la fortuna, fermandomi ogni tanto alle macchinette o prendendo qualche gratta e vinci; purtroppo in seguito ad un periodo particolarmente difficile durante il quale mi sono trovato ad affrontare problemi familiari e lavorativi, questi momenti si sono fatti sempre più frequenti. Fino a trovarmi, senza quasi rendermi conto, ad andare dal tabaccaio vicino casa ogni giorno, rimanendo sempre più a lungo, fino a 9 ore di fila, fino a quando duravano i soldi. Questa situazione è andata avanti per circa una decina d’anni, con qualche periodo di fermo.”

“Inizialmente, non davo molto peso alla cosa, era una forma di distrazione come un’altra. Si potrebbe dire che fingessi di non vedere; questo fino a quando mi sono ritrovato a dover lasciare il mio appartamento a causa dei debiti accumulati. Quello è stato il momento in cui ho cominciato a rendermi veramente conto di quello che stavo facendo e ho deciso di chiedere aiuto.

Quali operatori ti hanno supportato?

Principalmente mi sono rivolto a famigliari e amici, per poi andare al servizio sociale che mi ha indirizzato al SERD (Servizio Per le Dipendenze Patologiche), realtà dalle quali sono seguito tuttora. In maniera particolare ho ricevuto un grande supporto dal Servizio per le dipendenze, cominciando una serie di sedute con uno psichiatra molto capace. Queste mi sono state molto utili, inizialmente nell’accettare il mio stato patologico, successivamente come momento liberatorio. Ad esempio, poteva capitare di portare a termine un incontro durante il quale non affrontavo direttamente il problema “gioco”; però soltanto il fatto di trovare una persona che mi ascoltasse mi aiutava a liberarmi di un peso, che, credo, cercavo di togliermi distraendomi con il gioco. Ogni tanto mi dico che avrei voluto cominciare prima, ma sinceramente questo tipo di servizio nemmeno lo conoscevo.

Vorresti dare un suggerimento a chi si trova o si è trovato nella tua situazione?

Come prima cosa, chiedere aiuto. Non avere vergogna. Secondo: cercare di trovare qualcuno disposto a gestire i tuoi soldi, per non cadere in tentazione. Nel mio caso, mia sorella e mio nipote sono stati fondamentali. All’inizio lasciavo a loro il mio bancomat e mi aiutavano a gestire le spese, chiedendomi di giustificare ogni uscita. Ora, da poco, mi sento in grado di utilizzare la carta da solo. E poi: valutare bene chi ti sta attorno, si rischia facilmente di farsi trascinare da chi soffre già di questo disturbo”

Secondo te come mai tanta gente si trova ad affrontare questo disturbo?

Per me il vizio del gioco era un modo per non pensare a quello che succede nella realtà. Credo sia una via facile rimandare i problemi. Per questo credo che cascare in questo vizio sia veramente facile.

Senti di aver superato le tue difficoltà?

Penso di esserci riuscito. Soprattutto nell’ultimo periodo sento di avere imparato a dare il giusto valore ai soldi. Ora riesco a gestire le mie finanze in maniera autonoma. Sembra sciocco, ma ho cominciato a tenere traccia di tutte le spese, mettendomi degli obiettivi di risparmio da raggiungere; la cosa mi aiuta molto a non cadere in tentazione.

Quali obiettivi hai raggiunto?

Essermi liberato dei debiti con la banca, cosa che prima non era possibile. Uno dei momenti più belli è stato quando ho mostrato ai miei famigliari il conto, non più in rosso. Con qualche sforzo, sono riuscito a mettere da parte qualcosa. Devo dire che ci sono riuscito anche grazie alla possibilità di usufruire di un appartamento in condivisione con affitto agevolato, il che mi ha permesso di ridurre di molto le spese fisse.

Adesso posso entrare in una tabaccheria rimanendo indifferente verso le slot machine. All’inizio mi ero imposto di evitare tutti i luoghi di tentazione; se dovevo fare qualche acquisto, come ad esempio le sigarette, facevo in modo di andare ai distributori automatici. Ora, tra i prossimi obiettivi che ho intenzione di raggiungere, c’è quello di trovare un alloggio autonomo.

Marco Airoldi

Info: a.covelli@coopintrecci.it