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Ci sono conclusioni che sembrano non arrivare mai, che tipo sembra di essere ne “le mille e una notte” e sai che domani ci sarà un’altra storia, un’altra pagina da scrivere perché la fine non arriverà mai.

Invece poi la fine arriva e ti ritrovi a pensare che forse avresti potuto prepararti meglio, ma anche che in fondo per scrivere la parola fine non si è pronti mai.

Questi sono i pensieri che mi accompagnavano mentre, insieme ai colleghi, svuotavamo un appartamento che ci ha ospitati per gli ultimi mesi nella Parrocchia Regina Pacis di Saronno.

Gli ultimi mesi sono stati solo la coda di un’accoglienza iniziata diversi anni fa, nel 2017, presso la casa parrocchiale della Parrocchia SS. Pietro e Paolo dove, l’allora Prevosto, Don Armando Cattaneo, decise di accogliere nove richiedenti asilo proprio “a casa sua”.

E poi il CAS (Centro di accoglienza straordinaria) è rimasto operativo fino al 2021 quando venne chiuso per indicazione della Prefettura allora titolare del progetto.

Ma ecco…allora non eravamo forse pronti per mettere la parola fine. Nessuno lo era, non Don Armando e la sua comunità, non noi di Intrecci e non tutti i ragazzi accolti che erano ad un passo dal raggiungimento di quel piccolo grande obiettivo che è l’autonomia. E allora ciascuno ha provato a mettere in campo quanto aveva ancora a disposizione: idee, locali, voglia di realizzazione personale.

Così, per un anno e mezzo, abbiamo continuato la nostra avventura con un progetto nuovo, diverso, forse più “leggero”, ma che continuasse su quella strada intrapresa quasi 5 anni prima. Dare una casa, un sostegno, una mano, un altro piccolo pezzo di strada da fare insieme a chi ancora faticava a camminare con le proprie gambe.

Sei ragazzi sono rimasti nostri ospiti con un progetto di seconda accoglienza che oggi li ha visti uscire tutti, nel mondo, sulle loro gambe (qualcuno ancora un po’ incerto, ma è giusto così…)

Da settembre ad oggi abbiamo cambiato casa, ci siamo trasferiti, abbiamo concluso percorsi, stabilizzato contratti di lavoro, cercato case in affitto da amici, conoscenti, agenzie, con il passaparola.

Non possiamo dire che sia stato facile, anzi, ancora oggi spesso ci sentiamo dire che no, agli stranieri non si affitta nonostante un contratto di lavoro stabile, una capacità economica salda, a volte addirittura con un garante. No. Agli stranieri non si affitta.

Ma non ci facciamo scoraggiare.

Oggi mettiamo la parola fine a un pezzo delle nostre seconde accoglienze perché è giusto così, ma continuiamo ad accogliere in altre comunità persone che quel “non si affitta agli stranieri” se lo sentono dire ogni giorno. Vogliamo continuare ad essere un ponte che porta lontano.

Ringraziamo la comunità di Saronno, Don Claudio Galimberti che ci ha dato la possibilità di concludere questi percorsi che avevano bisogno ancora di un po’ di tempo.
Ringraziamo tutti i ragazzi e gli operatori passati da “Casa di Adama“ perché hanno reso CASA quello che sulla carta doveva essere solo un centro di accoglienza. Ringraziamo ovviamente don Armando e Caritas Ambrosiana che hanno creduto nel progetto e lo hanno sostenuto, appunto, fino alla fine.

È stato bello e ciascuno di noi porterà con sé questa esperienza dove andrà e ricorderà che quel giorno di quasi cinque anni fa qualcuno ha aperto le porte di casa sua per permettere a tutti noi di crescere ancora un po’.

Ad maiora. Semper.

Federica Di Donato

Info: f.didonato@coopintrecci.it