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Si è appena concluso a Casa Simona il Progetto “Amici per la coda!”, un percorso di Pet Therapy reso possibile anche dal sostegno della Rete Riuse che fa capo al Consorzio Farsi Prossimo. L’attività è stata seguita da Elena Gori che con l’organizzazione “Cani sociali”, da lei promossa, ha proposto agli abitanti di Casa Simona un percorso a contatto con alcuni cani veramente speciali. Non è la prima volta che c’incontriamo e la bella esperienza vissuta in passato ci ha motivato a proporre un’ulteriore collaborazione. Anche questa volta, gli abitanti di Casa Simona sono stati contenti dell’esperienza, sia i residenti “storici” sia i nuovi arrivati. Lo stesso è stato anche per gli operatori coinvolti.

Abbiamo rivolto ad Elena Gori alcune domande, sia per conoscere meglio cosa sia la Pet Theraphy sia per farci raccontare cosa ha significato per lei quest’esperienza a contatto con le persone con disabilità che abitano Casa Simona.

Ciao Elena, innanzitutto ci puoi raccontare cos’è per te la Pet Therapy?

La Pet Therapy – Interventi Assistiti dall’Animale – è l’inserimento e la valorizzazione dell’interazione uomo – animale nell’ambito delle relazioni d’aiuto. Questo tipo di relazione la immagino come un prisma che ha tante sfaccettature: a seconda di come lo orienti, genera una luce rispetto ad un’altra. A seconda di come il coadiutore coinvolge l’animale e l’utente, può far nascere ed alimentare emozioni e competenze inaspettate. Il benessere di tutti i protagonisti – umani ed animali – di questa relazione intraspecifica è il principio base della Pet Therapy; anche il benessere ha mille facce, proprio come il prisma.

Qual è il senso di fare questo lavoro?

Chi lavora nell’ambito sociale, quindi nella cura dell’altro ad ampio raggio, lo fa con l’intento di mantenere ed accrescere la qualità della vita di fronte alla sempre crescente complessità e difficoltà della vita stessa. Fare questo grazie alla mediazione dell’animale, permette di toccare le emozioni innate e naturali che a volte ci dimentichiamo di suscitare. Guardare il mondo attraverso gli occhi di un essere di un’altra specie animale, permette di vedere e valorizzare lati nuovi del “prisma”.

Cosa hai sperimentato a Casa Simona?

Varcare la soglia di Casa Simona ed interagire con i suoi abitanti genera forti emozioni. Alcuni di loro sono subito accoglienti, ti fanno sentire in famiglia; altri ti osservano per poi scegliere se farti entrare o meno nella loro vita. I cani, Bobò, Giselle e Bubble, sono entrati subito in famiglia con le loro quattro zampe e le code scodinzolanti. Durante il nostro percorso abbiamo affrontato, attraverso il gioco e lo stare assieme, molte tematiche; abbiamo fatto scoperte sul e con il cane. Mi piace visualizzare il nostro percorso come una partita di biliardo dove il gioco di sponda tra i cani – i ragazzi – il coadiutore – gli operatori, ci ha fatto fare meta: stare bene insieme nel rispetto e stimolare la valorizzazione dell’uno e dell’altro.  

Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

La sensazione che mi porto a casa è la ricchezza dell’accoglienza, l’accostarsi e la presenza emotiva, che gli abitanti di Casa Simona, a loro modo, hanno dimostrato nei confronti miei e dei miei cani. Non è scontata. La si deve conquistare: ogni persona ha un suo modo, ha un suo tempo. La bellezza di Casa Simona è che ti stimola nuovi canali di comunicazione. Ogni singolo abitante di Casa Simona ha insegnato a me e ai miei collaboratori pelosi che per raggiungere un miglioramento è importante mettersi in discussione.

Hai un episodio da raccontare che ti è rimasto particolarmente impresso?

È vivo nella mia mente il ricordo di un momento molto emozionante, uno tra i tanti. Stavamo lavorando all’esterno, nel giardino adiacente alla struttura di Casa Simona, l’attività proposta era una sorta di bowling: un modo allegro e dinamico per ripassare la matematica. A Giselle, la Labrador, spettava il compito di parare e riportare la pallina. Uno dei partecipanti, il più riservato di tutti, si è alzato spontaneamente dalla sua sedia e mi ha sfilato la pallina di mano mettendosi a giocare con la cagnona bionda. Credo che Giselle fosse la sua preferita, solo a lei permetteva di sedersi sui suoi piedi e l’accarezzava con estrema gentilezza ed affetto; manifestazione estremamente rara in lui. Giselle ed io abbiamo fatto meta!

Puoi suggerirci una lettura, magari un romanzo, che ci faccia capire di più quale significato possa avere la relazione animale per l’uomo?

Uno dei libri che mi ha portato nel mondo degli animali ed a ricercare la loro interazione è stato “Creature grandi e piccole” di James Herriot. Racconta le avventure di un veterinario inglese di campagna ai tempi della prima metà ‘900. Leggendolo ho vissuto molte avventure che mi hanno divertita ed emozionata. Ho anche pianto. Altro romanzo interessante è “La macchina degli abbracci. Parlare con gli animali” di Temple Grandin, professoressa di zootecnia con disturbo dello spettro autistico, che ha dedicato la vita al miglioramento del benessere animale. Mi ha fatto comprendere più a fondo che rispettare chi è diverso da noi è la base della relazione.

Per eventualmente mettersi in contatto con te e conoscere meglio la realtà di “Cani sociali” puoi darci qualche riferimento?

Per contattarmi, è possibile consultare il sito internet www.canisociali.org, dove potete trovare tutte le informazioni utili. Nel suo celebre libro “E l’uomo incontro il cane”, Konrad Lorenz tentò di descrivere come si generò quella coinvolgente esperienza della relazione fra uomo e cane. Si tratta di un racconto immaginario, dove ad un certo punto nel descrivere la bambina dell’Età della Pietra che forse raccolse il primo “morbido e tondo” cucciolo di sciacallo, prendendosene cura, Lorenz utilizza la parola “felicità”: quel piccolo cucciolo rese felice quella bambina ed il padre che, alla richiesta della piccola di poterlo tenere con sé, non seppe dirle di no. Anche a Casa Simona, abbiamo rivissuto quell’esperienza originaria, ci siamo sentiti felici nella relazione con i nostri amici a quattro zampe, ci siamo presi cura gli uni degli altri, nella relazione che è l’unica dimensione dove può accadere la felicità o un frammento di essa.

A cura di Danilo Giansanti

Info: casasimona@coopintrecci.it