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Creativa-mente Art Project ha promosso l’umanizzazione degli spazi di cura del Presidio Ospedaliero di Garbagnate Mil.se attraverso la costruzione di un murales artistico elaborato a più livelli e con diverse tecniche espressive. Il progetto è stato pensato nell’ottica di una duplice azione terapeutica: la fruizione dell’opera – permanente – e la sua costruzione partecipata che hanno permesso l’espressione creativa, l’ascolto, la relazione con il territorio e la condivisione tra tutti coloro che vivono il reparto.

Nel corso del progetto si è tenuta presso l’Università di Milano Bicocca una lezione che ha coinvolto gli studenti del primo anno di Scienze Pedagogiche frequentanti il corso di “Progettazione e Valutazione dei Servizi e degli interventi educativi”, condotto dalla professoressa Luisa Zecca. L’incontro è avvenuto in presenza del coordinatore della Cooperativa Intrecci, Antonino Lattuca, della pedagogista Germana Mosconi, in servizio presso il Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASST-Rhodense e dell’arte terapista Elena Vidale.

Sono state 3 ore di lezione molto intense, durante le quali studenti e studentesse hanno avuto occasione di approfondire alcuni temi importanti che riguardano la progettazione nei servizi socio-educativi, a partire da un approccio co-costruttivista e partecipativo che vede protagonisti delle azioni previste tutti i soggetti che ne sono coinvolti.

Per meglio comprendere intenzioni e finalità dell’incontro abbiamo pensato di chiedere alla prof.ssa Zecca il valore aggiunto e le ricadute sull’apprendimento della partecipazione alle lezioni del suo corso di professionisti del Terzo Settore e dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale:

Prof.ssa Zecca potrebbe evidenziare alcuni aspetti significativi della presenza alle sue lezioni di operatori che lavorano nei servizi socio-educativi territoriali nell’economia complessiva del suo corso?

Intanto vorrei ringraziarvi per aver accolto la richiesta di portare la vostra testimonianza agli studenti che si stanno preparando a diventare consulenti o coordinatori pedagogici nell’ambito di servizi educativi e scolastici per lo più gestiti da enti del Terzo Settore. Il corso ha lo scopo di far conoscere metodologie di progettazione e gestione di progetti complessi, dunque di interventi che hanno come caratteristica quella di generare trasformazione non solo nelle persone in condizioni di vulnerabilità, ma anche nelle organizzazioni e più in generale nella rete dei servizi di un territorio. Il vostro progetto mi è sembrato emblematico perché vede coinvolte più organizzazioni, pubbliche e private, l’ente locale, l’ASST-Rhodense. Gli studenti, ascoltando casi e sollecitati dal racconto delle esperienze, si avvicinano alla comprensione di una delle questioni più difficili da comprendere e poi nella pratica da coordinare: il lavoro multiprofessionale e intersettoriale. Come educatori hanno una formazione di primo livello, competenze professionali che li mettono in grado di svolgere il lavoro educativo con le singole persone o i contesti familiari. Ora, nel percorso magistrale, la richiesta è quella di iniziare a collocare gli interventi con i soggetti all’interno di sistemi di relazione tra le persone.

Un secondo punto essenziale, che voi avete saputo raccontare in modo così evidente, è il passaggio dall’intervento socio-educativo e sanitario per la salute mentale, al diritto di rendere tutti in grado di esprimersi per partecipare alla vita della comunità. Il murales nel cortile, il teatro e le forme d’arte con cui avete attrezzato “utenti” e voi stessi come operatori modificano, se non addirittura ribaltano un modo di concepire l’intervento in questo ambito: dall’assistenza alla formazione, dalla riparazione al diritto di cittadinanza. Avere una visione ecosistemica dei processi pensando al territorio come costitutivo e non come un contenitore in cui avvengono eventi, dare valore alle relazioni di scambio e anche a nuovi apprendimenti per metterli a disposizione delle comunità, ecco, questo penso possa portare gli studenti alla costruzione di un’etica della responsabilità, un’etica pubblica e politica su cui poggiare competenze e tecniche. Il lavoro educativo richiede molta profondità di conoscenza da intrecciare in modo coerente con l’esperienza diretta, quella che si definisce prassi. Quindi non solo il vostro progetto ha saputo restituire la complessità di un percorso che ha avuto un impatto sulle persone e sulla comunità locale, ma la vostra voce, la vostra professionalità ha rappresentato certamente un modello a cui far riferimento.

In sintesi, ci sembra di poter affermare che l’incontro si è rivelato un momento prezioso per far conoscere agli studenti e alle studentesse alcune modalità operative finalizzate alla costruzione di una rete estesa tra diverse realtà sociali che operano sul territorio per la realizzazione di progetti legati al welfare sociale e di comunità. Ci premeva, inoltre,  che i partecipanti fossero accompagnati, attraverso la narrazione dei conduttori, nell’affascinante e alquanto complesso mondo della salute mentale, per comprendere come solo attraverso proposte progettuali condivise e co-costruite da più realtà sia possibile sostituire interventi retorici privi di ogni efficacia contro il persistere  dello stigma sociale con la concretezza di  azioni volte ad abbattere le barriere che ancora oggi impediscono una reale inclusione di coloro che hanno dovuto elaborare risposte “alternative” e per certi versi “originali” a una vita non sempre facile.

A cura di Germana Mosconi Phd
Dipartimento di Scienze Umane per la formazione “R. Massa”
Università di Milano Bicocca

Germana.mosconi@unimib.it