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Il periodo tra la consegna del progetto e l’aggiudica è sempre carico di tensione, mille dubbi su quanto scritto e sul come; anche se si sa di aver fatto le cose al meglio delle possibilità, la sensazione di incertezza rimane nell’aria. Si aprono le buste e il sospiro di sollievo riecheggia in tutta la Cooperativa: ce l’abbiamo fatta, ce l’abbiamo fatta in tutti i Comuni in cui abbiamo partecipato, si può andare avanti.

Non è la vittoria in sé che porta questa sensazione di serenità, quanto la consapevolezza che potremo continuare il nostro lavoro con i beneficiari dei progetti SAI (Sistema di accoglienza e integrazione. Precedentemente denominato SIPROIMI – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati – che a sua volta aveva sostituito l’acronimo SPRAR – Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) ma anche la collaborazione, i percorsi intrapresi anni fa con i Comuni, con le comunità, le associazioni e le persone. Sì perché spesso si pensa ai servizi come qualcosa fine a sé stesso, che si esaurisce nell’arco della biennalità stabilita a priori, ma la realtà non è così e chi ci lavora sa che tutti i progetti sono qualcosa di molto più profondo e duraturo nel tempo e nello spazio.

Un progetto è costruzione di legami, di reti, di relazioni sia con i beneficiari diretti che con quelli indiretti che possono andare dagli amministrativi delle diverse istituzioni con cui si opera, ai responsabili degli istituti formativi, ai volontari fino ad arrivare al vicino di casa di uno degli appartamenti da noi gestiti. Per chi lavora nei progetti SAI, tutto è relazione e questa si mantiene e solidifica con il tempo e con una presenza continua sul territorio. Col tempo abbiamo sperimentato che per far funzionare al meglio i progetti, bisogna immergersi nel contesto in cui si è inseriti. Essere parte integrante della comunità, conoscerne le peculiarità, ciò che ha da offrire e di conseguenza capire cosa noi possiamo restituire. Tutto in un’ottica di scambio continuo e arricchente.

Anche per questo motivo abbiamo abbracciato, per la maggior parte dei SAI da noi gestiti, la politica dell’accoglienza diffusa sul territorio tramite una rete di appartamenti distribuita in modo capillare nei diversi territori comunali che aderiscono ai progetti. In alcuni servizi, come ad esempio il SAI del Comune di Rho ma anche Malnate e SER.CO.P (Azienda speciale consortile), la copertura territoriale si allarga oltre i confini territoriali sfociando nei Comuni più o meno limitrofi rispetto a quello capofila del progetto stesso. Questo ampliamento è stato possibile grazie a un lavoro di dialogo, confronto e collaborazione con le amministrazioni comunali di altre città che hanno così deciso di mettersi a disposizione per accogliere sui loro territori alcuni beneficiari SAI, concedendo formalmente il loro benestare e creando, così, una rete di Comuni che interagiscono tra loro. L’allargamento della rete rende il lavoro degli operatori sicuramente più impegnativo ma, al tempo stesso, stimolante e produttivo poiché devono interfacciarsi con varie realtà anche molto diverse tra loro, capendone i meccanismi e gestendoli al meglio, portando però al progetto e di riflesso ai beneficiari una approfondita ed estesa comprensione del territorio.

La convinzione dell’efficacia che l’accoglienza diffusa porta con sé ha maturato, nel tempo, modifiche strutturali anche nei progetti di più lunga data. I due servizi più “anziani” di ben 20 anni ciascuno, si sono modellati nel corso del tempo, e con i loro tempi, sulla base delle necessità che piano piano venivano riscontrate.

Il primo ad essersi trasformato è stato il centro di accoglienza del Comune di Caronno Pertusella che da doppia struttura collettiva per famiglie è diventato una rete di appartamenti che ospitano sia nuclei familiari che uomini singoli. A seguito di un susseguirsi di eventi, anche il SAI di Varese sta apportando delle modifiche alla sua struttura: uno dei due centri collettivi per uomini singoli attualmente presenti si sta trasformando in un appartamento, nel quale i beneficiari potranno provvedere con maggiore autonomia ai propri fabbisogni.

Il SAI, infatti, costituisce una rete di centri di cosiddetta seconda accoglienza finalizzata alla completa integrazione socio – economica e alla (ri)conquista dell’autonomia dei beneficiari

Gli operatori, infatti, hanno sempre cercato di portare avanti, nel concreto dei loro servizi, il principio dell’accoglienza integrata e emancipante. Tramite un lavoro di equipe, gli operatori attuano un’accoglienza che libera la persona accolta dal bisogno di assistenza, partendo sempre dal principio che un progetto ben riuscito è quello che alla fine rende il lavoro dell’operatore accessorio, in quanto la persona è perfettamente in grado di fare ogni cosa in autonomia. Si persegue, inoltre, l’idea di un’accoglienza che accompagna la persona verso una (ri)progettazione autonoma della propria vita, si cerca di concretizzare le aspettative e le volontà dei beneficiari.

Nel tempo, le équipe e gli operatori, grazie a questo tipo di approccio, hanno tessuto le reti territoriali necessarie per essere parte di quel territorio, di quella società facendo in modo che la popolazione si sentisse parte del progetto. La nascita di molte attività di volontariato ne è l’esempio: i concittadini si sono resi disponibili ad aiutare i beneficiari e accoglierli nelle loro realtà. Abbiamo assistito a vicini di casa che si sono spesi per aiutare le persone ospiti negli appartamenti, siano essi famiglie o uomini singoli. Questo capitale sociale, costruito mattone su mattone, relazione su relazione, rimane e rimarrà al di là dell’aggiudica o meno di un bando, perché è qualcosa che si crea a un livello diverso, quello relazionale e umano.

Oggi ripartiamo da qui, consapevoli che ci attendono due anni impegnativi, fatti di progetti, di persone, di volontari, reti, territori, di realtà e, perché no, anche di speranze. Due anni in cui tutti ci sentiremo parte di un progetto più grande di noi, quello della vita di ciascuno.

Elena Pastorino

Info: m.minessi@coopintrecci.it   a.agradi@coopintrecci.it