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Quando arriviamo alla parrocchia di Sant’Anna ci attrae subito quel piccolo villaggio che si apre nella periferia estrema di Busto Arsizio: vicino l’attività della dogana, più in là dopo la grande rotonda che porta in autostrada o alla Malpensa, in una periferia ancora più lontana, il carcere di Busto Arsizio. Nella direzione opposta un lungo rettilineo che porta dopo un paio di chilometri alla stazione FFSS. I luoghi ci sono famigliari da subito, e la chiesa rossa lì al centro è una costruzione importante che ti appare subito accogliente. Dopo un periodo di progetti dislocati per la città ora possiamo abitare un luogo d’accoglienza (il carcere lo abitiamo con le nostre attività, ma forse definirlo luogo e parlare di accoglienza è un azzardo… lo racconteremo un’altra volta) e progettare insieme la sua dimensione 2.0.

Il programma è chiaro fin dall’inizio: ristrutturare gli spazi o almeno renderli più belli, conoscere le persone che abitano lì e costruire percorsi che vadano dalla periferia verso il centro di una qualsiasi città. Non siamo certo soli in questo percorso che ha segnato e sta ancora segnando pensieri, azioni, riflessioni, confronto: don Michele è una guida stabile e preziosa, ha superato la sfida della chiusura nei mesi della pandemia, ha accompagnato e ascoltato le fatiche degli ospiti, ha sostituito volontari e a volte anche le istituzioni, ha reso presente uno spirito di carità unico. La domus è così da 20 anni, e ora apre la porta ad Intrecci per poter aprire altre porte dopo l’accoglienza in questa casa.

E allora noi iniziamo. Facciamo della domus la nostra base di lavoro: qui si svolge il nostro lavoro di ufficio e qui stabiliamo il calendario: gli incontri con gli ospiti e i tempi della sistemazione e dell’imbiancatura. Ecco qui: nei primi giorni io e il mio collega Marco sembriamo due “buttafuori”, perché parliamo delle possibilità del dopo Sant’Anna e anche se i toni sono di vicinanza, qualcuno decide di affrontare in fretta l’uscita che era in effetti possibile da tempo. Restano così 6 ospiti, e i colloqui si fanno via via più intensi e densi di senso: finalmente si riesce a chiedere aiuto, a farlo senza essere necessariamente in una posizione “perdente”. Ci siamo: loro 6, io e Marco e poi don Michele abbiamo costruito relazioni di fiducia e possiamo lavorare. Partono contatti con i servizi, agganci con avvocati e Questura, partecipazione al bando delle case popolari del comune, incontri con il medico di base, richieste di documenti agli uffici della città, riunioni da remoto con i servizi sociali.

Il Sant’Anna 2.0 è attivo, è qui.

Siamo un po’ più lenti con i tempi della sistemazione della casa, sarà che siamo prima di tutto operai sociali… Ma il giusto stimolo del nostro Responsabile di area ci ricorda tempi e obiettivi del progetto. E allora cerchiamo preventivi, contattiamo professionisti, stabiliamo tempi… Il nostro lavoro qui non è a tempo pieno, ma fermarsi in questi spazi ci aiuta a fare équipe e organizzare anche tutto il resto. Da giugno poi nel cortile dell’oratorio c’è il chiringuito ed è ancora più facile progettare. Dobbiamo anche pensare ad un cofinanziamento del progetto: ci hanno proposto di vendere delle torte, ma sarà che non ci sembra il momento e che ci pace giocare difficile, quindi proponiamo ad Andrea (il nostro Responsabile di Area) l’organizzazione di una corsa non competitiva: l’iscrizione sarà il cofinanziamento, l’associazione sportiva Mayday ci darà una mano, abbiamo già individuato il percorso, i volontari faranno tutto quello che serve per dare un buon servizio.

Riassumendo, in una cronologia ordinata che forse non è il punto forte dell’équipe, ecco come va:

  • Colloqui e sostegno ospiti: ci siamo, si lavora.
  • Organizzazione cofinanziamento: ci siamo. La corsa non competitiva con due diverse proposte (due giri di 2km o tre giri) è organizzata. In due settimane abbiamo volantini, articoli di promozione sui giornali, pettorine stampate, regali per ogni partecipante (la borraccia di Intrecci dalle dimensioni nane è un successo), regalo per i primi che raggiungono il traguardo, striscioni preparati dai volontari (Rigorosamente scritti a mano!!! Nel 2021, troppo bello!!!) e anche le iscrizioni. Insomma il 23 luglio è stato un vero successo, qualche società sportiva ci ha persino fatto i complimenti e l’obiettivo è raggiunto: abbiamo il cofinanziamento e abbiamo fatto rivivere le strade del villaggio, il parco Giotto. Inoltre, il supermercato Sigma ci ha aiutati per i generi alimentari, la Croce Rossa ci ha fornito un valido supporto, l’Assessore allo sport è passato a salutare e a ricordare il valore dell’aggregazione di una manifestazione come questa. Il Sant’Anna era presente, gli ospiti hanno aiutato nella gestione della sicurezza.
  • Manutenzione dello stabile: fatto! Nel mese di agosto (grazie all’accoglienza temporanea degli ospiti a Casa di Francesco) si sono svolti i lavori di sistemazione e l’imbiancatura dei locali.

Ora siamo all’inizio di ottobre. Siamo di nuovo qui da qualche settimana. Abbiamo ripreso i progetti della domus e di ciascun ospite. Ci sono obiettivi di cura e di autonomia, permessi di soggiorno ripresi anche se per pochi mesi, confronti chiari hanno permesso di definire i problemi che intralciano i percorsi di autonomia. Come in ogni nostro centro arriverà il custode sociale e ci sarà più confronto e condivisione sulle regole proposte; la camera che ospiterà i detenuti in misura alternativa è pronta e a breve sarà abitata, ci sono già detenuti in permesso il giovedì e i 4 posti liberi hanno già una candidatura proposta dal Comune.

La domus è sempre in periferia, ma in alcuni momenti a noi pare di essere al centro di possibilità che dobbiamo pancia a terra sviluppare, perché chi passa del tempo qui possa trovare sollievo e poi accoglienza e poi qualcosa di nuovo o di possibile sul quale provare a rimettersi in gioco. L’incontro con i “numeri dispari” che abitano i luoghi e i progetti della nostra cooperativa è sempre una sorprendente scommessa di opportunità e occasioni anche per la nostra crescita professionale.

Se potete, passate a trovarci, ai confini della città ma al centro di possibili incontri, di un sano confronto e per un caffè al chiringuito più di tendenza della zona.

“S.Anna 2.0” è un progetto promosso e realizzato in collaborazione con la Fondazione comunitaria del Varesotto e con il Comune di Busto Arsizio.

Sabrina Gaiera

Info: a.savi@coopintrecci.it