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I nostri progetti SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) sono tutti posti definiti di accoglienza ordinaria, ma la storia di cui parliamo oggi di ordinario non ha nulla.

Ma partiamo dal principio: arriva una segnalazione al SAI di Rho da un CAS (centro di accoglienza straordinaria) di Como con cui già avevamo collaborato in passato. La segnalazione però questa volta ha qualcosa di diverso, il ragazzo che ci chiedono di accogliere è sordomuto.
Questo crea un po’ di spavento all’inizio, le valutazioni da fare sono molte: che impatto può avere sulla vita del centro questo ingresso? Saremo all’altezza di una disabilità così particolare? Saremo in grado di offrire gli strumenti giusti?
Le domande, insomma, erano molte; tuttavia, messe da parte le prime resistenze, decidiamo di lasciare andare le paure e di metterci alla prova ed accogliere Malik*.

All’arrivo di Malik era tutto pronto, noi molto fieri dei nostri bigliettini preparati che indicavano nomi di cose, persone, attività, avevamo visto qualche video per imparare qualche parola in LIS (lingua internazionale dei segni), ci sentivamo pronti.
Fieri, pronti ed ingenui: ci siamo scontrati subito con due oggettività a cui non avevamo pensato: la prima era che i nostri bigliettini erano abbastanza inutili considerando che Malik, al momento dell’ingresso, è analfabeta in italiano e quindi non può leggerli. La seconda è che la LIS non è una lingua internazionale e quindi i nostri gesti (imparati in italiano) per Malik non hanno senso.
Ma, come tutte le storie straordinarie, è proprio Malik a stupire tutti noi con un atteggiamento così positivo e proattivo che non si aspetta da noi degli sforzi per comunicare con lui, ma è lui che inventa ogni stratagemma possibile per farsi capire.

Ci siamo chiesti, prima del suo ingresso, come la sua presenza avrebbe potuto essere presa dagli altri ospiti già presenti al centro. Di prassi, prima di un nuovo arrivo, tutti vengono informati sulle tempistiche, sulla persona in ingresso. In questo caso abbiamo ovviamente sottolineato che la persona in arrivo era diversa da tutti loro, che aveva una disabilità che per loro avrebbe potuto essere un ostacolo nella quotidianità e via discorrendo. Ma anche qui sono stati gli ospiti ad essere sorprendenti e accoglienti nei suoi confronti in un modo quasi commovente.

Ci sono un paio di episodi che ci ricordiamo e che ci ri-raccontiamo spesso che danno la misura di che persona sia Malik e di quanto abbia voglia di non farsi influenzare dalla sua condizione di svantaggio. Alla festa di Natale del 2019, per esempio, uno degli ospiti del centro suonava e cantava per divertire tutti i suoi compagni e Malik non se ne sta in un angolo, ma batte le mani, guarda i suoi amici e li segue, crea ritmo insieme a loro senza sentire la musica. Le vibrazioni che sente bastano per farlo avvicinare alla consolle e diventare un dj che suona, balla e si diverte.

Durante una gita a Como poi ci siamo ritrovati a camminare su un sentiero verso un belvedere, Malik faceva da capo-gita conoscendo molto bene quel territorio. La strada è stretta e alle nostre spalle arriva una macchina, ma Malik non la sente, la macchina dietro suona e si infastidisce di questo ragazzo che cammina in mezzo alla strada senza spostarsi. Il gruppo si divide, un pezzo corre da Malik per indicargli il pericolo, l’altro pezzo corre dall’autista per spiegargli quale sia il problema. Malik si sposta, la macchina passa, poco più avanti c’è uno spiazzo. La macchina si ferma, il guidatore scende mortificato e chiede scusa per non aver capito e aver male interpretato quell’atteggiamento.

A fronte di questa esperienza positiva, al centro viene segnalato, da una volontaria, un altro ragazzo sordomuto amico di Malik, Fahrid*; anche in questo caso viene fatta una valutazione in equipe per capire se fosse opportuno accogliere anche una seconda persona sordomuta e si decide che per entrambi potrebbe essere un sostegno vicendevole.

I due ragazzi sono molto diversi tra loro e l’arrivo di Fahrid trasforma il centro in una piccola scuola LIS. Fotocopia i segni della lingua e ogni giorno insegna qualcosa a ciascuno di noi. Qualcuno impara in fretta, ma dimentica altrettanto in fretta, facendo impazzire il nostro insegnante che praticamente ormai una volta a settimana nel salone del centro fa lezione con tutti (ospiti e equipe). “Per ciascuno di noi c’è un simbolo” ci dice, e oggi, ciascuno di noi si chiama vicendevolmente con quel simbolo specifico.

Il lavoro sul territorio non è stato facile, ma è stato quello che ci ha permesso di dare ai nostri beneficiari gli strumenti migliori per una integrazione vera, fatta di cose concrete e non di idee. La collaborazione con ENS (Ente nazionale sordomuti) è stata incentrata sulla partecipazione a occasioni di aggregazione e socializzazione. Purtroppo non è stato possibile iscrivere i ragazzi al corso per l’apprendimento della LIS, in quanto l’ente si rivolge solo ai titolari di invalidità; è una strada lunga e complessa, che stiamo percorrendo con entrambi, ma non è semplice.

Un altro gruppo la cui collaborazione è fondamentale è “No barriere” sul territorio di Milano che, almeno due volte alla settimana fa lettura dei quotidiani e organizza altre attività ricreative e di aggregazione.

Entrambi gli ospiti col tempo hanno usufruito di una borsa lavoro: uno come assemblatore e l’altro come addetto alle pulizie, ma è arrivato il Covid e ha interrotto il percorso. E col Covid sono iniziati periodi di quarantena per le nostre accoglienze che hanno reso ancora più accidentata la relazione con i nostri due ospiti.

Ma oggi? Oggi Malik ha finalmente concluso le pratiche per ricevere l’invalidità, ha un contratto di un anno, come addetto alle pulizie in una banca a Milano e si dice quasi pronto per uscire ed andare a vivere da solo. E ovviamente ormai ci siamo abituati a farci venire le “domande giuste”: come deve essere una casa per un sordomuto? Il campanello o l’allarme antincendio come devono essere? CI sono una serie di cose da capire, anche noi non sappiamo se oggi lui sia pronto per il mondo reale, ma forse sono resistenze nostre.

Fahrid ha in essere una borsa lavoro in una azienda agricola, all’inizio ha fatto un po’ di fatica ad adattarsi ad un mondo molto diverso da quello da cui veniva, ma ad oggi si è così appassionato a quello che fa che dovrebbe fare 4 ore al giorno, ma ne fa di più. Ha chiesto una formazione professionale sempre nell’ambito del mondo dell’agricoltura, gli piacerebbe frequentare un corso per tagliare le siepi. Ci stiamo informando presso la scuola agraria di Monza.

Farhid e Malik in comune hanno tante cose: sono ospiti del progetto SAI di Rho, sono stranieri, entrambi sono venuti in Italia alla ricerca di una condizione di vita migliore, stanno lavorando per raggiungere la loro indipendenza e sono sordomuti.
Farhid e Malik hanno anche tante differenze: hanno due caratteri totalmente diversi, hanno due culture di provenienza diverse, affrontano la loro vita e le difficoltà in modo differente, ciascuno ha il suo bagaglio sulle spalle.
Ad entrambi non possiamo che stare vicini per il pezzo di strada che faranno con noi, sicuri che diventeranno le persone che vogliono e possono diventare perché non sono la loro disabilità.

*i nomi sono di fantasia

L’equipe del progetto SAI “Benvenuti al Nord” di Rho

Info:  b.mantegazza@coopintrecci.it