Skip to main content

Lo sportello di ascolto pedagogico è nato nel 2004 dal confronto all’interno del Tavolo cittadino delle politiche educative per la prevenzione nel territorio di Rho tra realtà istituzionali, pubbliche e private; è gestito da noi della cooperativa Intrecci e finanziato all’interno del progetto “Generazioni Cooperative” del Comune di Rho.
La professoressa Clelia Lapalomenta insegna matematica e scienze nella secondaria di primo grado “E.Franceschini” di Rho e ha svolto per quasi 20 anni il ruolo di Funzione strumentale di prevenzione al disagio – benessere (figura professionale di riferimento nella scuola che è responsabile e garante della realizzazione operativa delle attività concernenti l’inclusione scolastica); collabora da sempre con noi in modo vulcanico e propositivo e ha stimolato riflessioni e proposte che hanno migliorato negli anni il nostro servizio. Abbiamo pensato a lei come a un testimone privilegiato con il quale iniziare un viaggio nel nostro servizio di sportello psicopedagogico.

Quali sono le sfide, le difficoltà e le soddisfazioni del mestiere di insegnante di matematica e scienze nella scuola secondaria di primo grado?

Sono alla fine della mia carriera scolastica come insegnante, il prossimo anno andrò in pensione e non mi sembra ancora vero.
Arrivata a questo punto e voltandomi indietro mi rivedo giovane 23enne che entra nella stessa aula dove ero stata alunna e ritrovo lo stesso entusiasmo di oggi, la stessa consapevolezza di dare, ma anche di ricevere da chi mi sta di fronte.
Io penso che la vera sfida sia stata questa: non essermi mai messa “in cattedra”, ma aver impostato con i miei allievi una relazione di fiducia e scambio che nella maggioranza dei casi ha favorito l’apprendimento di una materia come la matematica che non sempre è amata e/o capita da tutti. Ho sempre iniziato la lezione, anche la più complessa, dicendo: “Quest’argomento vedrete che vi piacerà!”. Un modo che ha sempre facilitato l’abbattimento delle resistenze iniziali. Ho sempre avuto fiducia nelle possibilità di tutti i ragazzi e da loro mi è tornato il desiderio di fare bene e di non deludermi; per me è stato bellissimo vederli impegnarsi giorno dopo giorno per cercare insieme a me la strada giusta per apprendere.
Lo stesso discorso vale anche per l’insegnamento delle scienze, ma in questo ambito sono sempre partita più avvantaggiata, perché è una disciplina che piace di più: i ragazzi nelle ore di scienze si sentono più coinvolti, sono curiosi di conoscere il mondo che li circonda e i meccanismi che lo regolano. Non nascondo che in questo lungo periodo ci sono stati anche dei momenti “no”, ma li ho sempre superati grazie alla mia positività e alla rete di rapporti che ho cercato di costruire intorno a me, ai ragazzi e alle loro famiglie.

Qual è la sua idea di benessere a scuola e quale ritiene sia l’impatto dello sportello pedagogico di ascolto?

Dal 2000 svolgo la Funzione Strumentale di prevenzione al disagio, ma ho sempre preferito dire di promozione al benessere, che penso sia fondamentale all’interno della scuola per favorire un apprendimento sereno.
Mi sono sempre preoccupata di creare un ambiente per i ragazzi, i genitori e i docenti capace di favorire “lo stare bene” con se stessi e con gli altri e lo scambio.
Naturalmente questo risultato non avviene spontaneamente, ma c’è bisogno di figure competenti che lo svolgano e di un supporto continuo nelle scuole di tutti gli ordini (a partire dall’infanzia).  Nei primi anni del 2000 mi sono fatta promotrice dell’istituzione dello sportello di ascolto all’interno della scuola dove lavoravo. Successivamente il successo di questo progetto è stato riconosciuto anche dall’Amministrazione comunale che ha fatto sì che si estendesse a tutte le scuole secondarie di primo grado del Comune di Rho e che negli ultimi anni è stato allargato a tutta la fascia dell’obbligo e all’infanzia.
La presenza di una psicopedagogista nelle scuole è una risorsa importante che può sin dai primi anni dei bambini supportare i genitori e i docenti durante il periodo della crescita. La crisi della famiglia e lo sfilacciamento dei legami sociali ci presenta situazioni familiari molto complesse e difficili da gestire, alla scuola viene demandato un compito complesso e oneroso. I ragazzi della fascia d’età tra gli 11 e i 14 anni poi entrano in una fase ancora più complessa della vita e riportano tutto il loro malessere a scuola.  Un insegnante attento non può fingere di non vedere. Io ho sempre cercato di cogliere tutti i segnali, condividerli con le operatrici dello sportello, i servizi del territorio e operare per rispondere ai bisogni dei ragazzi e delle ragazze seguendo la strada corretta.

Un episodio buffo e divertente che le è accaduto e rimasto negli annali della sua carriera?

Durante la mia carriera scolastica di cose belle e divertenti ne sono accadute tante e ho ricordi veramente piacevoli con i miei ex alunni, in tanti sono già genitori di figli adolescenti e con alcuni di loro sono ancora in contatto grazie ai social network.
Una frase tra le tante che mi è piaciuta è stata questa: “Prof , vorrei che fosse tascabile, così la porterei sempre con me!”
E tante altre che non ripeto, sentite dire durante le mie lezioni di scienze sulla riproduzione umana!

Sta per concludere la sua carriera nella scuola, cosa si augura possa migliorare per i ragazzi e i suoi colleghi nei prossimi anni?

In questi ultimi anni molte cose sono cambiate, soprattutto la pandemia ci ha fatto realizzare che dobbiamo fare sempre più i conti con la tecnologia. Il mondo della scuola non può essere più quello di una volta. E’ vero che ci sono delle conoscenze imprescindibili, ma la metodologia si deve adattare ai nuovi tempi. I ragazzi di oggi sono della Millennial generation e non possiamo non stare al passo con i tempi. I docenti devono adeguarsi al cambiamento per venire incontro alle nuove generazioni e quindi adottare sempre di più le nuove tecnologie nella scuola, ma anche favorire un sapere creativo attraverso l’imparare facendo che è sempre stata la metodologia che ha più presa con i ragazzi.Faccio un augurio di buona continuazione e buona vita a tutti.
Con entusiasmo si crea entusiasmo.

Intervista di Alice Covelli

Info: a.covelli@coopintrecci.it