Guardo e ripenso a lungo al filmato caricato sul nostro sito: il portamento elegante, l’esposizione lucida e appassionata dei valori di fondo, quella leggera arrotatura nella parlata. Ora don Gian Paolo non c’è più. Solo lo scorso 9 maggio era ancora con noi nell’assemblea di approvazione del bilancio sociale ed economico, dove, come di consueto, non aveva voluto rinunciare a dare il suo contributo per ricordare la centralità dell’opera verso gli ultimi.
All’assemblea di dicembre, in un clima di festa e di brindisi, ci aveva un poco sorpreso quando ci aveva consegnato – ad uno ad uno – un’immaginetta con il Gran Paradiso, dicendoci che lui avrebbe fatto il pioniere, l’apripista. Nessuno capì, anche perché in pochissimi sapevamo della gravità della malattia.
Del resto lo spirito con cui affrontava le avventure era sempre lo stesso. Senza paura. Ma con speranza e tanta fiducia in Dio e negli uomini. Anche in quella lontana estate 2003 si era buttato con tanta passione nell’esperienza della cooperativa, che completava il novero delle altre organizzazioni che aveva stimolato a far nascere, confidando che la cooperativa avrebbe aggiunto quella professionalità e continuità necessarie alle opere più complesse del territorio.
In questi giorni abbiamo ricordato il lungo parto del nome, nel caldo afoso e tra le zanzare nella sede di Caritas di Casa Magnaghi: “Intrecci”. Il nome gli era subito piaciuto, perché ci aveva visto la tensione all’unità, la priorità del dialogo costante, la concretezza dello sporcarsi le mani nelle situazioni di bisogno. E tutto sotto il segno del tau francescano, che avrebbe difeso strenuamente anche di fronte alla rivisitazione del logo di cooperativa qualche anno più tardi.
Quanti momenti vissuti insieme e quanti ricordi. Progetti , interventi, tensioni. Ma anche iniziative culturali, convegni, serate, libri, personaggi illustri. La pedagogia dei fatti, su cui tanto si è scritto e riflettuto in questi anni in Caritas Ambrosiana, a lui sorgeva immediata e spontanea. Ma anche momenti di festa e gioia vissuti insieme, occasioni di confronto, di monitoraggio e di rilancio delle attività. Per poi trovarsi una volta al mese nell’atmosfera intima dell’Eremo in Casa Magnaghi, dove depositare tutte le tensioni nel silenzio e ripartire per le strade del mondo.
A luglio abbiamo perso un socio fondatore. Ma ancora di più un amico, un punto di riferimento, un maestro di vita.
Il dolore è per tutti noi immenso. Al diffondersi della notizia, alla tristezza si è unito lo smarrimento. Un profondo vuoto che non sarà facile colmare.
Di fronte al suo corpo esanime composto nella camera ardente, ho avvertito profondamente che il nostro don GP non ci ha lasciati soli. La sua presenza si è solo trasformata. La sua testimonianza di grande misericordia verso tutte le persone ed in particolare verso i più poveri e gli esclusi è il suo lascito anche per Intrecci. In questo tempo difficile, dove il mondo sembra allontanarsi sempre di più dal comandamento dell’Amore, la nostra cooperativa ha un pioniere, il suo fondatore, lassù in cielo, a sostenere la nostra azione di intrecciare pazientemente ed umilmente l’umanità con un mondo più giusto e più buono.
Tocca a noi ora continuare a fare la nostra parte, seguendo gli insegnamenti che con la sua vita ci ha mostrato.
Massimo Minelli