Il Comune di Caronno Pertusella ha organizzato, il 9 aprile scorso, una “Camminata per la pace” per manifestare solidarietà al popolo ucraino e a tutte le comunità del mondo vittime di guerre.
Anche noi operatori e beneficiari del progetto SAI, insieme a tante associazioni, ragazzi e bambini delle scuole cittadine, abbiamo partecipato all’evento. La richiesta di un nostro intervento ha fornito all’équipe l’occasione di riflettere sul messaggio da trasmettere, dal nostro punto di osservazione, in questo momento storico. Siamo impegnati, in collaborazione con il Comune di Caronno Pertusella, in un progetto di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati che potremmo definire “storico”: dall’adesione nel 2001 alla rete SPRAR (oggi chiamata SAI) sono infatti passati più di vent’anni, periodo in cui sono state ospitate e accompagnate famiglie e uomini in fuga da contesti di guerra, violenza e povertà con l’obiettivo di fornire gli strumenti per un buon inserimento sociale e lavorativo in Italia. Intrecci supporta l’amministrazione comunale nel delicato compito di accogliere questi “vicini di casa venuti da lontano“, fornendo le figure professionali e le competenze tecniche necessarie per una buona riuscita del progetto.
In questi anni abbiamo assistito a diverse crisi umanitarie in tutto il mondo. Ogni guerra, ogni catastrofe umanitaria ha un alto prezzo in termini di vite umane, di sofferenza e di sradicamento. Per tutte le persone sradicate giunte fino a qui per vie sempre diverse ma dolorosamente simili, cerchiamo di essere un porto sicuro dove fermarsi e riprogettare un pezzo di vita, per poi ripartire con qualche energia in più.
Lo scoppio della guerra in Ucraina e l’arrivo delle famiglie in fuga ha colpito tutti noi, in modo particolare a causa della vicinanza geografica e della presenza storica di cittadini ucraini in Italia; forse anche perché percepiamo gli orrori della guerra più vicini ai nostri confini, ci sentiamo meno sicuri, sentiamo che le conseguenze del conflitto potrebbero concretamente arrivare fino a noi. A oggi sono ben 59 le guerre in corso nel mondo in questo momento. Per ricordarne qualcuna, oltre all’Ucraina, citiamo la Somalia, la Siria, lo Yemen, il Messico, l’Afghanistan, la Nigeria, il Kashmir, l’Etiopia, Israele e Palestina. Quello che ci preme sottolineare è che la guerra è sempre la scelta sbagliata. Tutte le guerre e in tutti gli angoli del mondo, qualunque sia il colore della pelle delle persone coinvolte e qualunque sia la distanza che ci separa dalle zone di conflitto. Nel nostro lavoro sperimentiamo quotidianamente che l’unica vera soluzione ai piccoli e grandi scontri che nascono dalla convivenza di persone, idee e visioni del mondo diverse è il dialogo costante. Dialogare e confrontarsi non è semplice: è più facile e istintivo chiudersi all’interno dei propri confini (personali e nazionali) e scontrarsi con chi percepiamo diverso da noi. Lo scontro e la chiusura richiedono forse meno energie ma portano sempre molta sofferenza.
Ecco perché, come operatori dell’accoglienza, vorremmo che nei confronti di chi fugge o sceglie di lasciare la propria casa a causa della guerra, della discriminazione, della povertà o delle catastrofi ambientali, vi sia sempre la grande apertura e generosità sperimentata in queste settimane nei confronti della popolazione ucraina.
Come operatori dell’accoglienza non possiamo che schierarci contro la guerra e contro ogni forma di violenza. Come operatori dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati speriamo infatti, paradossalmente, che un giorno il nostro lavoro non sarà più necessario.
Chiara Tasinazzo
A questo link il video prodotto dal SAI di Caronno Pertusella nel 2017: “Vicini di casa venuti da lontano”