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In questi mesi di accoglienza delle famiglie ucraine siamo rimasti più volte sorprese dalla forza, dalla dignità e dai sorrisi sinceri che incontriamo nelle nostre visite negli appartamenti, dai rari pianti subito sostenuti dal desiderio di esserci. La paura, la rabbia e l’angoscia che anche noi italiani viviamo di fronte alle notizie dei media, con loro trovano una forma diversa, e ci pare che la vita e il suo desiderio di compiersi nel bene, possa essere più forte di ogni male. La vicinanza emotiva al dramma di questo popolo ci permette di vedere con più chiarezza, il messaggio che ogni uomo in cerca di sicurezza, dignità e possibilità, porta dal profondo del cuore. Da qui il desiderio di ascoltare le parole di coloro che ospitiamo, perché possano regalarci per un attimo il loro sguardo, la loro prospettiva sulle cose; di conseguenza, il desiderio di condividere questa ricchezza anche con ognuno dei volontari, proprietari di casa, insegnanti, parroci, enti sportivi, comunali o parrocchiali coinvolti nei progetti d’accoglienza. Insieme ci sembra di poter credere in un mondo in cui le mani non sono più tese nel gesto di chiedere o di dare, ma si intrecciano nel desiderio di costruire nuove possibilità, strade nuove… per essere umani.

Ecco la prima testimonianza:

Cosa avresti desiderato in questi mesi in Italia e non hai trovato?

Abbiamo ricevuto più di quello che potevamo sperare, soprattutto grazie alla vicinanza degli amici di vecchia data e nuovi. Il nostro gruppo internazionale va alla grande con una sorprendente partecipazione della gente attorno a noi. L’unico punto debole dell’Italia sono i tempi lunghi delle cure e la burocrazia nel settore sanitario.

Cosa non ti aspettavi e ti ha fatto piacere ricevere?

Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una bellissima realtà delle scuole italiane, tra la scuola elementare di Luvinate, la scuola media di Comerio e il rinomato liceo scientifico Ferraris di Varese. Tutti i nostri figli ne sono felici, i piccoli stanno imparando velocemente la lingua e la cultura italiana. Grazie anche all’asilo ovviamente!!! Un’immensa gratitudine alle persone che lavorano con i giovani al club sportivo di Gavirate.

Quali sono le principali fatiche che ti trovi a vivere?

Io non parlerei delle difficoltà del nostro caso specifico, non le sentiamo. Si tratta semmai, di un aspettato e dovuto processo di adattamento alla vita di lungo periodo all’estero con tanti figli; di una normale – nel nostro caso – stanchezza psicologica nel pensare ai nostri cari in Ucraina che sono nelle difficoltà. La consapevolezza che non possiamo programmare niente di preciso per il nostro futuro pesa molto.

Cosa ti dà forza e speranza?

La fonte della nostra forza comprende l’unità incredibile del nostro popolo in generale, poi ci sono la fede e la preghiera, i valori della famiglia, il volontariato, la rete delle amicizie in Italia, i vari hobby e la comunicazione, i momenti creativi e la natura.

Raccontaci un episodio che ti ha colpito da quando sei in Italia

Potrei scrivere un librone sui vari episodi positivi successi durante la nostra permanenza qui. Potrei nominare la serata dei volontari alla sala di Don Sironi il 16 settembre. Non la dimenticheremo mai. L’Italia è un paese caro per il mio cuore, qui tanti anni fa si è aperto per me un mondo del tutto nuovo. Mi ha insegnato tantissime cose, l’ottimismo, il volontariato. Ora ci regala protezione e serenità, i miei figli la chiamano “la nostra seconda patria”. Grazie per il vostro continuo impegno e lavoro.

Testimonianze raccolte da Monica Marchetto e dall’equipe di accoglienza

Info: accoglienzaucraini.va@coopintrecci.it