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Chiara, come nasce l’idea di ITACA? Da chi e da quanto è attiva?

ITAcA è un gruppo di giovani volontari con l’idea di favorire l’integrazione di richiedenti asilo attraverso l’insegnamento della lingua italiana. Il gruppo si costituisce nel 2015 sostenuto dal Decanato di Busto Arsizio, in particolare la Pastorale Giovanile Decanale, con la regia del Centro Giovanile Stoà e la collaborazione del Servizio Decanale alla Carità. Negli anni si è strutturato come gruppo autonomo, mantenendo un forte contatto con il centro Stoà e rimanendo inserito in una rete di collaborazione con le principali realtà locali impegnate nel sociale e nell’accoglienza dei migranti.

Giovani e volontariato: quali sono le difficoltà e quali i punti di forza del volontariato giovane?

In ITAcA siamo tutti giovani volontari e questo ha permesso la creazione di gruppi di insegnanti affiatati tra loro, con interessi e obiettivi comuni, seppur provenienti da mondi scolatici e lavorativi molto differenti.

L’essere giovani è stato importante anche come punto d’incontro con gli studenti, spesso vicini alla nostra età, aiutando ad abbattere le prime resistenze e diffidenze.

Come difficoltà può esserci quella di conciliare gli impegni lavorativi e di studio con l’attività di volontariato (svolta per questo principalmente alla sera), ma nonostante tutto c’è sicuramente la voglia di mettersi in gioco, di voler continuamente imparare e di non sentirsi mai “arrivati”. Abbiamo sempre cercato di tenerci aggiornati e preparati nella nostra attività. Ogni anno abbiamo fatto corsi di formazione per l’insegnamento dell’italiano e incontri di approfondimento in merito alle tematiche di migrazione e richiesta d’asilo.

Quanto il territorio circostante influisce sulla capacità di creare reti e connessioni che funzionino e portino a realizzare progetti concreti?

Il territorio è stato importantissimo, il nostro gruppo infatti è nato da enti già presenti nella città e che al loro interno avevano una sensibilità maggiore al tema della migrazione, ma ha attinto anche dall’incoscienza di quei 4 o 5 che hanno detto: “Si parte!” e hanno poi concretizzato le idee.

In questi anni abbiamo collaborato e interagito con vari gruppi, come la rete di associazioni “Bust’Occhi Aperti sul mondo” ma anche “Parallelo”, “Exodus”, “Quindi”, “Intrecci”, “Combinazione” e gli oratori che ci hanno ospitato nei loro spazi per le lezioni.

Siamo una realtà immersa nel territorio e fatta del territorio, i nostri volontari, come i ragazzi che frequentano ITAcA, “respirano” e vivono la città in tutte le sue sfaccettature; a volte aiuta, altre si fa più fatica e si possono incontrare delle resistenze. Per questo negli anni abbiamo cercato di coinvolgere gli studenti in attività che andassero anche oltre il solo insegnamento dell’italiano, progettando uscite pomeridiane nella città di Busto (come, ad esempio, una visita al Museo del Tessile), la partecipazione ad eventi organizzati dal Centro Giovanile Stoà o feste in oratorio in occasione della fine delle lezioni.

Ad oggi qual è il bilancio che fate delle vostre attività? Come sono andate?

Il bilancio è positivo. Certamente questo ultimo anno è stato faticoso per tutti e il volontariato ne ha risentito anche tra i giovani, le sfide da affrontare sono tante.

La chiusura di alcuni centri di accoglienza negli anni ha modificato il nostro modo di intervenire, abbiamo aperto le lezioni anche ad altri stranieri presenti nel territorio, non limitandoci più ai soli richiedenti asilo. Nel tempo ci siamo adattati alle richieste dei nostri studenti, in base alle loro esigenze e necessità, su quello che volevano approfondire e studiare di più. Non solo italiano quindi, ma anche lezioni culturali, di supporto allo studio della teoria della patente o di aiuto nella ricerca di un lavoro.

I successi e le sconfitte sono stati molti, come molti sono stati gli incontri che, attraverso lo strumento dell’insegnamento della lingua, hanno segnato il nostro percorso.

La collaborazione con Intrecci: è qualche anno che ci conosciamo e collaboriamo con più o meno fortuna. C’è un momento, un ricordo, una storia che in qualche modo ha lasciato il segno?

La collaborazione con Intrecci è partita quasi subito e non è stato per noi scontato trovare un interlocutore attento alle necessità dei ragazzi e che li seguisse con interesse anche in attività extra come il nostro doposcuola. Non riusciamo a individuare un’unica persona o un unico ricordo, perché in questi 5 anni abbiamo incontrato molti ragazzi, ognuno con la propria storia, e il proprio modo di approcciarsi alle nostre lezioni. Siamo contenti che abbiano condiviso con noi una parte del loro cammino, sono riusciti tutti a lasciare il segno e dei bei ricordi e speriamo anche noi, nel nostro piccolo, di aver lasciato qualcosa ai nostri ragazzi.

A cura di Federica Di Donato
Info: f.didonato@coopintrecci.it