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Da dieci anni Intrecci e Fondazione San Carlo collaborano per lo sviluppo delle attività di housing sociale a Caronno Pertusella. Il progetto, “Luoghi ospitali”, risponde al bisogno di persone e famiglie che si trovano in temporaneo disagio economico e abitativo. L’obiettivo è quello di accompagnare le persone nell’elaborazione condivisa di un progetto familiare, per raggiungere l’autonomia abitativa. Abbiamo intervistato Daniela Pescarolo, responsabile dell’Area casa della Fondazione.

Il progetto di housing sociale “Luoghi Ospitali” compie quest’anno 10 anni. Che cambiamenti ha affrontato Fondazione San Carlo per rispondere al bisogno di casa e per promuovere il ritorno all’autonomia delle persone più in difficoltà?
Attraverso la pratica dell’housing sociale la Fondazione S. Carlo ha risposto non solo all’esigenza delle persone di avere un alloggio adeguato, ma, al tempo stesso, ha contribuito al rispetto ed alla salvaguardia della dimensione culturale, ambientale e sociale, in una prospettiva che va oltre la visione di un abitare “passivo”. Le politiche attive del social housing, hanno via via costituito il cosiddetto “mix abitativo”, in grado di generare a sua volta, un mix sociale che prevede l’aggregazione, attraverso la prossimità degli alloggi, di popolazioni socialmente ed economicamente eterogenee. Rendere protagonista la persona del suo percorso di inclusione in nuovi contesti, fornire strumenti per favorire percorsi di autonomia sono diventati elementi utili per favorire l’integrazione e diminuire la diffidenza reciproca tra le persone e sostenerle nel raggiungimento dell’obiettivo di progetto dell’autonomia abitativa.

Quale è l’aspetto più critico di “Luoghi ospitali”?
I cambiamenti sociali che negli ultimi anni hanno reso sempre più difficile per le persone trovare posti di lavoro stabili e la conseguente impossibilità di reperire alloggi sul mercato privato, hanno trasformato negli anni la flessibilità e temporaneità, valore aggiunto dei progetti abitativi, in aspetto critico. La normativa attualmente a disposizione per regolamentare i rapporti di locazione non sempre consente di coniugare i bisogni e i tempi delle famiglie con i tempi necessari per reperire risposte alternative e autonome sul territorio.

E quello più positivo?
L’aspetto positivo dell’esperienza di “Luoghi Ospitali” è senza dubbia la presenza in loco di figure professionali in grado di gestire e promuovere la rete dei servizi attive al fianco delle famiglie. Quando la risposta abitativa non è solo una risposta ad un bisogno materiale, ma può trasformarsi nella crescita di una responsabilizzazione delle persone e di una corresponsabilità comunitaria, i progetti di Housing Sociale possono trovare soluzioni idonee per migliorare la qualità della vita delle persone.

Ai tempi del Corona virus cosa significa lavorare in un ambito di housing sociale? Quali cambiamenti immaginate siano necessari?
 Senza dubbio la perdita del lavoro che alcune famiglie si sono trovate ad affrontare, in un già delicato equilibrio economico familiare, rende ancora più complicato  la possibilità di tenere fede agli impegni presi sia in termini di pagamento dei canoni di affitto, sia per quanto riguarda la loro progettualità futura verso percorsi di autonomia abitativa. In futuro sarà necessario mettere in atto un monitoraggio ancora più puntuale, aiutando le famiglie nel reperire risorse alternative, al fine di aiutarle a superare questo momento di forte criticità. La rete dei servizi attivi sul territorio dovrà essere in grado di coordinarsi per evitare la dispersione di energie, rileggendo i bisogni delle singole famiglie alla luce di quanto accaduto.

Intervista a cura di Barbara Casasola
b.casasola@coopintrecci.it
Info: housingcaronno@coopintrecci.it