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Quale è il valore aggiunto dato dalla presenza dei volontari? Perché è preziosa la loro presenza?

Don Matteo: Il senso della presenza dei volontari sta nella testimonianza di come i doni che abbiamo non sono “privati” e frutto solo di sforzi personali, ma sono una ricchezza da mettere in gioco perché altri possano scoprire, a loro volta, i propri doni. La bellezza della comunità, il suo tesoro nascosto è questo: non essere un luogo che ti giudica, ma un luogo dove invece far emergere l’unicità di grazia e di dono che sei!

Elisabetta Mannucci (educatrice Intrecci): I volontari sono il cuore del nostro servizio, ma il loro immenso valore non è solamente il servizio pratico che offrono quotidianamente, ma la loro personalità, il loro carisma ed entusiasmo che vanno ad arricchire le nostre giornate in oratorio. Semplicemente con il loro esserci sono un esempio molto positivo per i bambini e i ragazzi.

Astra (volontaria): È vero che i volontari spesso non dispongono di competenze specifiche (io, per esempio, non sono un’insegnate) e possono offrire solo la loro buona volontà. Credo però che la presenza di persone che svolgono con serietà ed impegno il loro ruolo del tutto gratuitamente sia un esempio di amore per il prossimo e di coerenza di vita che possa essere percepito positivamente anche dai ragazzi.

I volontari sono indispensabili, questo è chiaro, ma non sono soli: insieme a loro ci sono anche gli educatori che in questa comunità pastorale, al momento, sono addirittura quattro. Qual è il loro contributo specifico al progetto?

Andrea: Dagli anni del Cardinal Martini tanto è cambiato e c’è un aspetto che ha preso sempre più piede: la presenza indispensabile, accanto ai volontari, di educatori professionali. Ci tengo a ribadire subito che l’uno non esclude l’altro, anzi entrambe le figure si valorizzano reciprocamente. Il volontario con le sue competenze specifiche e il suo spendere del tempo… e l’educatore retribuito con la sua professionalità e attenzione pedagogica e organizzativa. Entrambi accomunati da una passione educativa.

Stefania: L’educatore ha un po’ il ruolo di collegamento e di coordinamento tra le varie “componenti” del doposcuola: i ragazzi, i volontari (della mensa, dei compiti del cortile, le catechiste) e la Parrocchia, ma anche le famiglie.

Elisabetta: La fiducia reciproca che andiamo a instaurare soprattutto con le famiglie è alla base di tutto e sarebbe difficile ottenerla senza una figura professionale di coordinamento del servizio.

Da sempre la vostra Comunità Pastorale ha fatto la scelta di collaborare con due Cooperative, Intrecci e Pepita: anche in questo caso l’opzione più complicata…perchè?

Don Matteo: Ho sempre visto le due cooperative che operano nei nostri oratori come complementari nelle loro attenzioni. La cooperativa Intrecci molto attenta all’approccio con la persona, all’accompagnamento dei volontari nel rileggere aspetti didattici e pedagogici, al creare rapporti sempre di più professionali con le scuole; la cooperativa Pepita molto più focalizzata sull’aspetto informale del cortile e sull’attenzione ai processi educativi nei percorsi di fede o nelle proposte tipiche dell’oratorio. La sfida di lavorare insieme è, alla fine, la sfida che ci viene posta dall’oratorio come luogo per una unificazione e lettura profonda del vissuto, attraverso i diversi momenti che un contesto come quello oratoriano può proporre. Lavoriamo per gli stessi ragazzi, abbiamo diversi doni, la sfida educativa è unica: anche qui nel campo della professionalità, non dobbiamo sottrarci all’arte dell’incontro che nutre e che aiuta a crescere tutta la comunità.

Andrea: Professionalità e competenze che si intrecciano. Sguardi e sensibilità che si uniscono per il bene dei ragazzi del doposcuola. Nella comunità pastorale ci sono quattro educatori professionali seguiti da tre coordinatori: immaginate le nostre riunioni di equipe con don Matteo, un’esplosione di creatività educativa!

D’accordo, mi sembra che ora sia un po’ più chiaro cosa si intenda per Doposcuola in questa comunità e, soprattutto, quanto questo progetto abbia “ricadute” importanti su tutta la comunità pastorale.

Ora, per salutarci, vi chiedo di dirmi cosa vi regala ogni giorno questa esperienza…

Astra:È un’attività che mi piace, mi dà grandi soddisfazioni e mi arricchisce ogni giorno in termini di rapporti interpersonali e di crescita individuale e che mi fa sentire… un po’ meno vecchia: a contatto con i ragazzi imparo molto spesso cose nuove e divertenti!

Caterina (volontaria): Il regalo é una immensa gioia che provo nell’ascoltare i ragazzi, stare con loro e creare relazione. Vorrei che una volta cresciuti si ricordassero di noi volontari come di persone positive che non solo hanno insegnato loro le lingue, l’italiano, la matematica, ma che hanno donato loro solidarietà e amore.

Mariuccia (volontaria): Mi porto a casa sempre molto rispetto dalla relazione “d’aiuto” con i bambini. Mi chiedo spesso quali reali necessità può avere ciascuno di loro (bisogno di essere ascoltati? di sentirsi importanti per qualcuno? di essere considerati?), così come mi domando quale idea i ragazzi abbiano di chi è lì per loro e con loro.

Carla: Il regalo che mi fa il doposcuola è il “l’essere in movimento”. Il doposcuola, con le sue bellezze e le sue fatiche, non mi fa mai “accomodare” ma mi spinge a muovermi, a pensare, a cercare, a rispondere, a desiderare.

Claudia (mamma): Regala serenità a mio figlio e quindi alla mia famiglia, mi dà la certezza di un ambiente sicuro dove c’è tanta attenzione per chi ne fa parte, ma nello stesso tempo insegna il rispetto delle persone e l’autonomia individuale. Fa sentire mio figlio parte di un gruppo e fa sentire i genitori supportati a 360°. È un segnale di attività ed energia positiva, di una comunità presente che cresce insieme ai nostri figli, di una comunità attenta alle famiglie e di cui è bello far parte.

Intervista a cura di Federica De Stefano.

La prima parte è stata pubblicata con la newsletter di dicembre 2021

Info: f.destefano@coopintrecci.it