Prima la rottura dei legami familiari, poi la vita per strada, senza dimora. Infine l’approdo a Casa di Francesco a Gallarate. E’ possibile che proprio nella stagione dell’emergenza sanitaria, del distanziamento sociale e del “fermi tutti” si riesca a ripensare alla propria vita e a riconciliarsi con i propri cari? Sì, è possibile.
Riunione di equipe a Casa di Francesco – inizio maggio 2020. Non siamo (ovviamente) tutti presenti in situazione, ma attivati i contatti in videoconferenza iniziamo a definire l’ordine del giorno e scorriamo l‘elenco degli ospiti, consapevoli che avremo da dire “le solite cose”, amplificate dal clima di fatica e incertezza della pandemia…
Ma come sempre, l’eccezione arriva anche nei servizi più lontani da dinamiche veloci di cambiamento.
E così arriviamo a parlare della dimissione di un ospite #altempodelcoronavirus. Una storia bella, che ripercorriamo dall’ultimo saluto fatto a Maurizio.
Alla fine del mese di febbraio, nell’incertezza del clima di cambiamento che la pandemia avrebbe portato con sé, Maurizio prende un treno per raggiungere la famiglia in Campania. Era nata proprio lì la sua fatica, quella botta sui reni che ti porta a stare per un po’ di tempo a vivere per strada. Qualche anno fa, infatti, il clima nella famiglia si era guastato: trasferimento al sud, dove la moglie ritrova la famiglia d’origine in un momento di sua fragilità, ma dove Maurizio stenta a trovare il suo posto. La situazione nel nucleo famigliare si fa difficile: la moglie ha un impiego, ma lui non riesce a mantenere lavori che proprio non sono suoi, e lentamente diventa il “custode” della casa. Ma con due figli da crescere questo non basta…
L’esplosione della sua vita famigliare lo porta ad andarsene e a non farsi trovare per un po’ di tempo. Lontano dai rapporti con i figli e la moglie, il ritorno al nord, dopo aver perso gli orizzonti della casa dove abitava, diventa inevitabile… Ma anche qui non c’è nulla che possa dare garanzie. La famiglia d’origine diventa luogo d’accoglienza, ma poi di una nuova espulsione, e anche il carattere mite di Maurizio si fa spigoloso.
Per fortuna i luoghi d’ascolto diventano per lui un riferimento e nel maggio 2019, grazie all’interessamento di Padre Fabio, un frate comboniano conosciuto in gioventù, si presenta la possibilità di essere accolto alla Casa di Francesco a Gallarate: un’occasione che forse è anche l’ultima possibilità di riscatto.
Vivere per strada però non porta con sé solo la fatica dell’anima e del corpo… La strada porta la perdita dei documenti, della residenza, dei diritti di cittadino… La costanza e la puntuale discrezione di Maurizio gli permettono di avere una residenza fittizia, e da lì il reddito di cittadinanza, e da lì la possibilità di prendersi cura del proprio corpo e di alcune piccole patologie che inevitabilmente una vita al limite porta con sé; e poi riesce a riprovare a sentire i figli, dicendo loro che anche per piccole cose lui può ritentare di prendersi cura di loro.
E’ una risalita, la sua, lenta ma costante.
Un piccolo contributo per l’acquisto del dizionario per la scuola del figlio minore è forse il primo tentativo di immaginare che anche con poco può ritornare a pensare a qualcun altro, non solo alla sua sopravvivenza…
La sua vita alla Casa di Francesco procede nel rispetto delle regole e nella vicinanza a progetti di volontariato con la Caritas cittadina, accetta anche di darci una mano per aiutare un ospite gravemente malato e si adegua a tempi e ritmi di cura non semplici… Intanto il cellulare Nokia da due soldi viene sostituito da uno smartphone e i contatti con i figli diventano quotidiani e le modalità di trovarsi cambiano. Anche la moglie torna a raccontare a Maurizio della sua quotidianità.
L’ultimo lunedì di febbraio Maurizio parte per la Campania, ci saluta per quello che sarà un rientro a casa per una settimana, per “vedere come stanno e come va”. Dopo anni rivedrà così la moglie e figli.
Ma gli eventi esterni cambiano il corso alle cose… Riprendere il treno per tornare al nord è difficile e forse rischioso. Ci contatta e dice che resterà ancora una settimana giù…
Il lockdown fa il resto o forse sono loro – Maurizio, la moglie e i due ragazzi – a fare il resto.
A inizio maggio non è ancora possibile rientrare, ma nelle telefonate con Maurizio condividiamo con gioia il fatto che questo non è un problema. E’ successo qualcosa, qualcosa di importante.
Più avanti passerà di nuovo a Gallarate, per salutarci e ringraziare, per fare un passaggio dalle sorelle e poi ritornare a vivere con la sua famiglia al sud.
Nella riunione di équipe di maggio facciamo un colloquio a distanza. Condividiamo la gioia di una bella dimissione, dettata dalla strana situazione che stiamo vivendo, ma in realtà piena di altre possibilità che i legami famigliari ritrovati portano con sè.
Dobbiamo preparare la scatola con le cose che Maurizio aveva lasciato in camera e procedere alla spedizione.
Una storia con un lieto fine, una bella vocazione quella del nostro servizio, comunque vadano le cose. Accompagnare nei momenti di estrema fragilità e povertà è una questione complessa, occorre trovare appigli e come in una scalata capire se sono quelli buoni o se si ritornerà a valle…
Questa storia, anche in mezzo alle incertezze di questi mesi di pandemia, è una bella conferma della possibilità di “stare accanto” per trovare una soluzione, anche nei momenti di maggiore difficoltà.
Buona vita a Maurizio e alla sua famiglia… Nel pacco che spediremo metteremo anche tutta la nostra soddisfazione per aver visto ricominciare la sua vita, e per una dimissione che per mille ragioni, e per il periodo della nostra storia, non dimenticheremo facilmente.
Sabrina Gaiera