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PCTO: percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento.
La prima volta che ho letto questo acronimo sono rimasta un po’ interdetta, non capivo proprio il senso generale, forse perché quando alle scuole superiori ci andavo io il massimo che ti poteva capitare era fare uno stage di qualche settimana (e solo se eri fortunato…). La chiamavano alternanza scuola lavoro, allora.

Quindi quando Caterina delle ACLI Varese lo scorso anno ci ha proposto di accogliere i ragazzi dei PCTO del Liceo Ferraris e dell’Istituto Einaudi di Varese è stata un po’ una scommessa dire “si, d’accordo, facciamolo”. Oggi possiamo dire scommessa vinta: anche quest’anno le classi di queste due scuole Varesine si sono alternate nel servizio presso l’Emporio della Solidarietà di Varese.

Se l’anno scorso è stato un esperimento, quest’anno sapevamo un po’ cosa aspettarci; e invece, come sempre, la vita trova modi meravigliosi di sorprenderti.
La bellezza di questi ragazzi, così giovani e così curiosi è rincuorante. Ti riconcilia con il mondo sapere e toccare con mano che no, non tutti sono chini sui loro smartphone ballando per tiktok, anzi: sono attratti dalle cose che non conoscono e si lasciano interrogare. Mentre eravamo in Emporio con i ragazzi, una delle volontarie si è voltata verso di me e mi ha detto “questi ragazzi mi commuovono”, ed ha ragione.

Un grazie va sicuramente alle ACLI che hanno deciso di investire in questi percorsi di formazione avvicinando i ragazzi al mondo del volontariato, mettendo in rete associazioni diverse che operano in settori differenti ma con un solo scopo: affermare la dignità delle persone più ai margini.

In questi giorni mi è capitato spesso di chiacchierare con i ragazzi che si sono detti entusiasti del percorso e che hanno tutti manifestato l’idea di tornare come volontari “ufficiali” per poter portare il loro contributo.
C’è chi studia “Servizi per la sanità e l’assistenza sociale” e quindi attraverso questa esperienza tocca un po’ con mano quello che potenzialmente potrebbe essere il suo lavoro futuro; chi dice “sono felice di essere qui e non in azienda perché così mi rendo conto di quanto sono fortunata io, e di quanto spesso lo do per scontato”. C’è chi dice “è dura” ed è vero: scontrarsi con la fragilità e la povertà non è facile mai, forse a 18 anni è ancora di più.

L’esperienza sta continuando in questi giorni e sono sicura che si concluderà nel migliore dei modi per tutti noi. Per i ragazzi, che si portano a casa un pezzettino di conoscenza in più; per i volontari, che trovano nuove gambe su cui far camminare il loro prezioso lavoro. E anche per me, perché tornare a vedere il mondo con gli occhi dei diciottenni ogni tanto è necessario perché, come diceva Peter Pan, “solo chi sogna può volare”.

Auguro a ciascuno di questi ragazzi di volare alti. Ne sono capaci e se lo meritano.

Federica Di Donato