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È appena trascorso il primo compleanno della struttura di accoglienza Casa “Giuditta Rovelli”, destinata a donne sole, che la cooperativa Intrecci gestisce per conto di Fondazione Caritas Ambrosiana, in un edificio messo a disposizione dal Comune di Garbagnate Milanese. Questo progetto è nato da un lato per espressa volontà dell’Amministrazione comunale – che ha promosso e curato la rigenerazione dell’immobile – e, dall’altro, della Caritas cittadina che desiderava avere un luogo di accoglienza dedicato alle donne sole e in difficoltà sul suo territorio.

La Casa attualmente ospita cinque donne (sulle sei totali che potrebbe accogliere), quattro italiane e una di provenienza extra europea; tutte hanno un’età maggiore di 55 anni. In questo primo anno sono passate dalla struttura anche altre tre donne, due di origine straniera e una ragazza italiana molto giovane. In tutti e tre i casi, il percorso si è interrotto prima della conclusione prevista per difficoltà nel rispetto del regolamento e, in alcuni casi, per scarsa volontà di convivere in un contesto di condivisione.
Facendo un primo bilancio di questo anno è possibile affermare che otto persone hanno avuto un periodo di accoglienza nella Casa e sono state seguite da educatori e dai Servizio Sociali di riferimento, per cercare di rimettere in moto percorsi di vita che avevano subito una battuta d’arresto o che avevano un’esigenza abitativa (soprattutto perché non in grado di accedere al mercato immobiliare privato). È importante sottolineare l’impegno e l’importanza di garantire, da un lato, un luogo ospitale dove poter accogliere e, dall’altro, un sistema di riferimento all’interno del quale riuscire a supportare, a diversi livelli e in diversi ambiti, le persone ospitate. Casa Giuditta è un luogo di transito, ma non vuole e non deve essere uno spazio alieno e alienante, bensì uno spazio vivo e vivace, in cui ripensare la propria vita e attivare percorsi individuali (ma non solo) per uscire dalla situazione di bisogno in modo responsabile.

In questo momento nella casa si respira, dopo alcuni mesi un po’ difficoltosi, un’aria di ambiente intimo e accogliente: le signore che ci sono hanno saputo trovare una loro armonia, condividono pasti e trascorrono insieme alcuni momenti del loro tempo libero o, in generale, della loro giornata. Esempi concreti di questi legami si verificano quotidianamente, anche nelle piccole cose: la mattina, la prima che si alza, prepara il caffè per tutte e lo lascia nella moka, accompagnamenti vari, dalla spesa alle visite mediche, prestiti di vestiti e indumenti. Al contrario, nei primi mesi si è verificato un clima di diffidenza e scarso desiderio di vivere un’esperienza comunitaria: le coinquiline non avevano intenzione di costruire e alimentare relazioni tra loro e hanno vissuto la casa come un luogo di passaggio, utile esclusivamente a coprire un bisogno nell’immediato, ma estraneo alle loro possibilità di un investimento emotivo, focalizzandosi ognuna sulle proprie necessità e sui propri bisogni.

Questo cambiamento si avverte anche nell’allestimento dello spazio stesso: nella cucina-soggiorno sono stati messi dei fiori in un vaso, la frutta nelle ciotole, sul tavolo ci sono dolcetti e cioccolatini da condividere; nelle camere e nei bagni si vedono esposti affetti personali (come creme e profumi, foto) molto preziosi per queste donne. Nei primi mesi, al contrario, ogni signora prestava grande attenzione nel proteggere gelosamente i propri oggetti personali e nel difenderli da ipotetici furti messi in atto dalle altre coinquiline (per esempio mettendo i lucchetti agli armadi).

Nelle realtà come Casa Giuditta certamente è importante che ognuna si impegni a ritornare autonoma e a ritrovare la serenità, pensando in primis a sé stessa e alle sue necessità, ma è fondamentale anche la dimensione relazionale: trovarsi a convivere con altre persone sconosciute sicuramente non è facile, e i primi periodi di conoscenza e assestamento sono più che comprensibili; il passo successivo è, appunto, quello di costruire rapporti di sostegno e aiuto reciproco (essendo comunque tutte donne adulte che, per vari motivi, si trovano nella stessa situazione) e, perché no, anche di amicizia.

Anita Stellari e Alice Covelli

Educatrici di Casa “Giuditta Rovelli”

Info: a.covelli@coopintrecci.it