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Da diversi anni, la nostra Comunità sociosanitaria Casa Simona collabora con l’ASD Judo Club Rho. La specificità del nostro servizio è quella di offrire un’abitazione ad alcune persone con disabilità e, nell’abitare in un quartiere, fare in modo che entrino in relazione con le persone che ne costituiscono il volto quotidiano. L’obiettivo è quello di intrecciare legami, oggi sempre più necessari, ma a partire dalla capacità di ciascuno di autodeterminarsi e scegliere con chi entrare in relazione. Uno di questi volti, è proprio quello dei responsabili, allenatori ed atleti dell’ASD Judo Club Rho. Abbiamo chiesto ad Alessandro, Gisella e Daniela di raccontarci, a partire da alcune domande, chi sono, cosa fanno quotidianamente e cosa hanno imparato dalla condivisione dell’esperienza sportiva con le persone che abitano Casa Simona. Si è generato un dialogo che ha messo in luce quanto le nostre città sono più inclusive di quanto pensiamo. Certo, molto c’è ancora da fare per riconoscerci tutti cittadini, ognuno capace a suo modo di contribuire ad un volto amichevole del nostro vivere. Si può però cominciare anche salendo su un tatami, ricordandoci di toglierci prima le scarpe.

Potete raccontarci che cos’è la ASD Judo Club Rho?

La Città di Rho vanta tra le diverse associazioni sportive attive sul territorio anche la nostra Associazione Sportiva Dilettantistica Judo Club Rho. Si tratta di un’associazione che non persegue fini di lucro e che è attiva nel settore agonistico ed amatoriale da molti anni. Fu fondata nel 1973 grazie all’opera del Maestro Benemerito Geremia Zilio che negli anni ‘5O era stato un atleta di rilievo, conquistando anche un Titolo Italiano. Un traguardo importante fu per noi il diventare nel 1987 Centro di Avviamento allo Sport, riconoscimento che distingue nell’ambito del C.O.N.I., le associazioni che maggiormente seguono il settore giovanile, sia come attività in palestra, sia come attività promozionale e di aggiornamento. Un’attività svolta con particolare intensità, negli anni scorsi, anche in molte scuole della nostra zona con la partecipazione attiva al “Progetto Scuola”. Innumerevoli sono gli atleti che hanno indossato il judogi (tipico costume giapponese). Molti hanno conquistato l’ambita cintura nera ed i migliori tra questi, Bruno Della Mura e Alessandro Della Mura, continuano ad oggi l’Opera iniziata dal Maestro Geremia Zilio al quale è stata conferita la cintura bianca-rossa simbolo del raggiungimento del 7° Dan. In più di 50 anni di attività, la nostra associazione si è distinta a livello nazionale brillando sia nel campo amatoriale che in quello agonistico, ma sempre con uno sguardo al territorio.

Come la vostra associazione si è incontrata con Casa Simona?

Le nostre attività si svolgono dal 2011 nella palestra di via Aquileia Angolo via Cividale a Rho. Con Casa Simona, ci siamo scoperti vicini di casa e da questa vicinanza si è generata una curiosità reciproca ed una simpatia. Come Associazione, abbiamo negli anni successivi avviato un percorso per l’ottenimento dei diplomi di specializzazione per l’insegnamento della disciplina judoistica in favore dei soggetti più fragili. Questo riconoscimento ci ha permesso così di avviare la collaborazione con Casa Simona, facendo diventare le persone con disabilità che la abitano non solo spettatori, ma anche atleti tesserati. Sono ormai 12 anni che ci conosciamo e collaboriamo con grande soddisfazione reciproca: gli atleti di Casa Simona si sono dimostrati veri campioni.

Ma che tipo di disciplina è il Judo? Qual è la sua specificità in termini sportivi, ma anche relazionali? Come la pratica del Judo incontra le persone con disabilità? C’è una specificità di questa disciplina che può aiutare nel loro percorso di vita le persone con disabilità?

Da molto tempo l’Occidente ha mostrato un particolare interesse per l’affascinante mondo orientale del quale poco o nulla conosceva. Fede, medicina, filosofia ed in genere tutta una cultura che per millenni è stata avvolta nel mistero, oggi hanno catturato l’attenzione degli occidentali. Si è scoperto che in quel lontano mondo tutta la vita ha una differente dimensione. Si è constatato, per esempio, che filosofia e sport, a volte, possono essere una cosa sola. E’ il caso delle arti marziali che in molte nazioni asiatiche sono considerate sport nazionali. Esse concorrono alla costituzione del patrimonio storico-culturale di quei Paesi perché muovono da una concezione filosofica della vita.

Chi non ha mai sentito parlare degli antichi Samurai? La loro figura, i loro costumi, la loro filosofia e soprattutto i loro duelli sono quanto di più affascinante ci possa essere. Tra le varie arti marziali il Judo ha sempre occupato una posizione di assoluto prestigio per essere riuscito a conservare nelle tradizioni il “profumo” di una civiltà basata sulla semplicità e sulla modestia.

ll Judo, peraltro, non va visto solo nell’ottica agonistica: è questo il maggiore limite di molte discipline Sportive che, essendo finalizzate alla gara, portano ad una rigida “selezione” dell’atleta “anziano” dal principiante con difetti fisici e da tutti coloro che non possono garantire un rendimento di un certo valore.

ll Judo è uno sport dove… non esiste la “panchina” o la “tribuna”. Non è riservato solo a quelli che possono vantare un fisico da “bronzi di Riace”. E’ uno sport per… tutti: uomini, donne, bambini ed anche persone di mezza età che intendono praticare uno sport da protagonisti e non da spettatori. Ciascuno secondo i propri mezzi. ll Judo è uno Sport di difesa (oggi è più che mai importante sapersi difendere), non di attacco. Per questa ragione, negli ultimi anni, si è registrata una sempre crescente presenza femminile. ll Judo è anche un modo per crescere sani e sereni ed ecco perché molti medici e psicologi consigliano la pratica di questa nobile arte marziale. E’ soprattutto uno sport educativo: un bambino troppo timido o troppo vivace troverà, insieme a tanti altri amici, il modo per correggersi conquistando il giusto equilibrio. ln un’epoca in cui lo stress è diventato il pericolo pubblico n.1, il Judo appare come il mezzo ideale per un miglioramento fisico e psicologico che è alla reale portata di tutti.

Il percorso intrapreso nel lontano 2011 con Casa Simona ha permesso di ottenere apprezzabili risultati in termini di miglioramento delle capacità coordinative e delle abilità motorie dei singoli atleti. Questa disciplina sportiva – strutturata sul contatto fisico – consente all’atleta di avere maggiore contezza del proprio corpo e di quello del suo avversario, avendo così la possibilità di apprenderne i limiti, i propri e quelli dell’altro. Ecco, forse in questo, sta la specificità della disciplina.

Come vi approcciate agli atleti di Casa Simona che allenate settimanalmente? Cosa significa per voi allenare persone con disabilità? Cosa mettete al primo posto nella relazione con loro?

Il tipo di approccio che utilizziamo con gli atleti di Casa Simona non è tanto differente da quello che utilizziamo con gli altri ragazzi. Anzi, è pressoché uguale. Un approccio diretto, genuino, fresco e senza etichette. Allenare persone con diverse forme di disabilità significa fare spazio a nuove realtà e nuove esperienze utilissime nel proprio percorso formativo.

C’è qualche episodio che volete raccontare relativo all’esperienza fatta con Casa Simona?

L’edizione Vetrina dello Sport del 2021 promossa dal Comune di Rho è stata per noi particolarmente significativa. Ci ha infatti consentito di far conoscere la realtà sportiva della ASD JUDO CLUB RHO generando una intima comunione fra atleti normodotati ed atleti con disabilità. Abbiamo fatto tutti esperienza della magia dello sport. Per sottolineare la convinzione che lo sport è per tutti, abbiamo pensato di organizzare la sfilata che ha preceduto la manifestazione: abbiamo fatto in modo che coppie di atleti normodotati e con disabilità si tenessero per mano per raggiungere la materassina utilizzata per la manifestazione. Questo è stato un momento di forte intensità emotiva che ha raggiunto tutti i rhodensi, facendo comprendere che al di là delle differenze di ciascuno, siamo in primo luogo persone in relazione. L’incontro/combattimento finale tra uno degli atleti di Casa Simona ed il tecnico titolare ha coronato il nostro progetto di integrazione Sociale, a cui partecipano anche altre realtà rhodensi impegnate nel mondo delle persone con disabilità.

Di grande valore è però l’esperienza settimanale degli allenamenti con gli atleti di Casa Simona, dove ciascuno ha costantemente migliorato le sue prestazioni: da loro abbiamo imparato la “spontaneità” e la “pazienza”, atteggiamenti fondamentali nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. In definitiva, lo sport lega, unisce, fa bene e insegna a creare obiettivi sempre nuovi. Insegna che cos’è la costanza, la dedizione, la soddisfazione e il sacrificio.

Ci insegna a capire noi stessi e i nostri limiti.

Intervista a cura di Danilo Giansanti

Info: casasimona@coopintrecci.it