Tutte le storie sono come cerchi: ci sono cerchi che si aprono e cerchi che si chiudono. Questa è la storia di un cerchio che si è aperto e che ora si sta chiudendo.
Tutto ha inizio due anni fa, nell’aprile del 2016, quando cominciano i progetti di accoglienza diffusa nelle Parrocchie che hanno deciso di mettere a disposizione alcuni appartamenti per progetti di accoglienza per richiedenti asilo. Il luogo della nostra storia è la Parrocchia di Oggiona con Santo Stefano; i protagonisti sono tanti, il primo è Diallo.
Diallo ha 26 anni e viene dalla Guinea Conakry. Ricordo il momento in cui l’ho incontrato per la prima volta e ricordo di aver pensato che fosse molto giovane e per questo mi è sembrato anche timido e impaurito. Si apprestava a vivere un grande cambiamento, gli stavamo chiedendo di diventare grande, di mettersi in gioco in un percorso di autonomia che lo vedeva protagonista in prima persona.
Ai ragazzi ospiti delle Parrocchie chiediamo sempre un’apertura: gli chiediamo di aprirsi alla comunità che li ospita, alle persone che mettono il loro tempo a disposizione dei progetti (i nostri preziosi volontari) gli chiediamo di conoscere e farsi conoscere e non per tutti è semplice.
Per Diallo è stato tutto molto naturale e la mia iniziale impressione è stata disintegrata da un ragazzo intraprendente, aperto e con una grande capacità di adattamento.
Diallo ha fatto la sua parte e la comunità ha davvero accolto questo ragazzo sostenendolo e aiutandolo fino ad arrivare alla conclusione di questa bella storia.
Diallo, da sempre, ha affrontato il suo percorso di accoglienza con costanza e serietà, è un ragazzo che lungo tutto il percorso si è interrogato su cosa fosse giusto per lui; si è sempre impegnato tantissimo nello studio della lingua italiana e nel Giugno del 2017 ha concluso brillantemente il suo percorso scolastico conseguendo la terza media con una pagella da fare invidia a molti: media del 7.
Concluso il suo percorso, ovviamente tutti noi ci siamo chiesti quale fosse la strada giusta da prendere, avevamo tra le mani merce rara: un ragazzo intelligente, sveglio, con tanta voglia di imparare e con una professionalità, quella sartoriale, molto forte e molto concreta.
Ed eccoli gli altri protagonisti di questa storia: i volontari. Tutti, nessuno escluso, con una menzione speciale per la sensibilità e il supporto e il confronto (non solo nei confronti dei ragazzi, ma anche con noi operatori dell’accoglienza) a Don Claudio e Suor Maria Grazia.
Spesso penso che non ci sia nulla di più semplice di ciò che è avvenuto in questa comunità: le persone si sono incontrate, conosciute, capite e quindi fidate l’uno dell’altro. In realtà se ci penso bene mi rendo conto che non è semplice per niente: è complicato, difficile. E richiede impegno.
A questo punto della nostra storia loro sono stati fondamentali, ciascuno di loro si è letteralmente mobilitato per mettere a frutto quello che fino a quel momento avevamo fatto insieme.
Qui arriva l’ultimo protagonista di questa storia: Roberto. Roberto ha una pelletteria e sta cercando un ragazzo da inserire nel suo organico in azienda e a questo punto si potrebbe pensare che allora è fatta, c’è l’incontro tra domanda e offerta. Fosse sempre così semplice saremmo in un mondo ideale, ma chiunque lavori con i richiedenti asilo e i rifugiati sa che non viviamo in un mondo ideale, anzi! Ancora oggi tante volte la condizione di fragilità di questi ragazzi è un ostacolo all’ingresso nel mondo del lavoro.
Anche in questo caso però non abbiamo incontrato sulla nostra strada una persona ordinaria, ma una persona che ha voluto conoscere e mettere alla prova Diallo al di là di tutti i pregiudizi.
E dopo la prova ha capito chi aveva davanti: sicuramente un ragazzo che aveva tanto da dare e anche tanto da imparare, ma un ragazzo serio e volenteroso, il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. E così dall’iniziale proposta di un contratto per tre mesi, dopo una settimana di lavoro, a Diallo è stato offerto un contratto a tempo indeterminato.
Siamo quindi quasi all’epilogo, ma ancora una volta abbiamo trovato un ostacolo sulla nostra strada.
Ormai Diallo era pronto per spiccare il volo, per affrontare il mondo vero, contando su se stesso e sulle sue risorse, insomma l’accoglienza ormai gli stava stretta e così ci siamo messi alla ricerca di un piccolo appartamento nella zona di Oggiona. E non è stato semplice, qualcuno ancora non vede di buon occhio un ragazzo che, per quanto educato e gentile, rimane comunque uno straniero. Ma come ormai avrete capito questa storia di ordinario non ha proprio nulla e quindi anche l’ultimo protagonista non poteva fare eccezione. Luciano è uno dei volontari della Parrocchia e ha un appartamento da affittare e così decide di affittarlo proprio a Diallo.
Il 31 Marzo il progetto di Oggiona ha chiuso (da Giugno la comunità ospiterà un nuovo progetto di corridoi umanitari con una famiglia) e tutti noi abbiamo visto Diallo lasciare l’appartamento che per due anni è stato casa sua, per iniziare la sua nuova vita.
Ognuno di noi sa bene che il fine ultimo dei progetti di accoglienza è mandare nel mondo persone con risorse proprie e pronte a mettersi in gioco; quando questo accade ci sono inevitabilmente due naturali reazioni.
Da una parte una immensa felicità per aver raggiunto l’obbiettivo, dall’altra però umanamente si lascia andare una persona che per tanto tempo è stata una presenza quotidiana e questo crea un po’ di tristezza.
Ma sappiamo di avere fatto il nostro lavoro nel modo migliore possibile e quindi…BUON VIAGGIO DIALLO!
Federica Di Donato