Ognuno di noi, come operatore dell’accoglienza, è consapevole fin dal primo giorno di lavoro del fatto che avrà spesso a che fare con la sofferenza e la frustrazione di migranti e richiedenti asilo. Nessuno, però, immagina o è preparato a un evento così drammatico come la morte di una persona a cui è dedicata la nostra attività quotidiana.
Come ci ricorda la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, non c’è mai una sola storia. La storia è fatta di tante storie. E, parafrasando questa idea, anche noi, come persone, non abbiamo una sola identità, ma un’identità complessa e fatta di tante storie.
Aboubakari non è stato solo un migrante di vent’anni che ha vissuto alla Vincenziana come richiedente asilo.
È stato una figura positiva nella nostra piccola comunità, rispettoso e dotato di un’intelligenza interculturale che lo rendeva un capace mediatore tra noi operatori e gli altri abitanti del centro, non solo quelli francofoni, non solo quelli musulmani, non solo quelli africani.
È stato il portavoce delle istanze dei migranti di fede musulmana in un periodo in cui questo ruolo non è stato semplice da ricoprire.
Aboubakari è stato per tanti una guida religiosa autorevole, un compagno di studi collaborativo, un amico disponibile e diplomatico sui campi da calcio e uno studente impegnato e divertente. Aboubakari è stato il nostro imam.
Per tanti, Aboubakari è stato un timido ragazzo beninese – del Benin – come precisava sempre lui – non di Benin City! Riservato, silenzioso, osservatore ma altrettanto determinato e dotato di senso dell’umorismo.
È stata una persona capace di essere autorevole senza mai alzare la voce. Ed è così che ne conserveremo il ricordo.
Per l’equipe Cas Magenta, Lara Ramazzotti