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Vogliamo ricordare l’8 marzo con un collage di storie raccolte tra i soci lavoratori e le socie lavoratrici di Intrecci. Un piccolo esperimento di scrittura collettiva per andare al di là della retorica della mimosa. Poche battute (spazi inclusi) per descrivere quel tanto o poco che…sappiamo di loro.

Donne che cambiano il mondo… partendo da una mucca

Quando ero in India per svolgere la mia tesi relativa a progetti di sviluppo di comunità basati sull’ empowerment femminile, spesso erano le donne ad accogliermi all’ingresso del villaggio. Potevano, in quel caso, lasciare le loro faccende quotidiane e ritagliarsi uno spazio fisico e temporale in cui stare insieme, tra donne che parlano di donne. Fino a poco tempo prima non era permesso, come se ci fosse timore che insieme la loro forza e determinazione potesse sconfinare in ribellione. Orgogliose, intraprendenti, tenaci, curiose, mi portavano a vedere le mucche acquistate con il progetto di micro-credito: vedi, oggi ho questa mucca che mi permette di avere dei soldi (vendendo il latte) che uso per mandare i miei figli a scuola. Ingenuamente, la prima volta ho chiesto come mai a loro e non alla famiglia, al marito. Si sono guardate, con gli occhi che sorridevano come se parlassero senza parole, poi una di loro ha risposto: se venissero prestati ai nostri mariti entro poco tempo non ci sarebbero più né i soldi né la mucca. Gli uomini se li bevono, gli uomini non vogliono fare rinunce, credono sia loro diritto usare tutti i soldi, per questo è importante che sia la mia mucca. Sono passati 25 anni, molte cose saranno cambiate, non la consapevolezza delle donne di poter cambiare il mondo, partendo da una mucca.

Barbara Casasola

Imparare

A volte ti guardo e non capisco da quale pozzo profondo scavi e trovi la tua voglia di vivere anche quando i massi pesanti rotolano giù, chiudendo il passaggio anche alla luce.

Osservo dietro alle tue lacrime il coraggio, ogni volta, di preparare la tua personale valigia nella quale deponi cose sempre diverse e mi chiedo quale ordine seguono gli strumenti che scegli di posizionare nel tuo nuovo bagaglio, che disfi e ricomponi.

 Ascolto le tue parole che a volte faticano ad uscire perché forse i farmaci ti seccano la gola e non ti permettono di lasciarle fluire, o forse le trattieni volontariamente perché sentirle ti farebbero ancora più male che ascoltarle nel silenzio senza pronunciarle.

Ora che hai dovuto lasciare cadere i tuoi capelli come ineluttabilmente cadono le foglie nella stagione che precede l’inverno e ti inventi una nuova bellezza che sei capace di sottolineare  con un filo di trucco, mi domando chi tra noi sta dando e chi sta ricevendo. Io sto certamente ricevendo doni inaspettati ed unici.

Monica Zocco

Racconto di donne…

Ogni giorno nell’intreccio di incontri che caratterizzano il mio lavoro, osservo, scopro e vivo storie e pezzi di donne…anche se trascorro con loro solo alcune ore, si intrecciano ai miei pezzi, alla mia vita.

Cosa so di loro?

So che giungono da molto lontano o che abitano da sempre le nostre città. So che sono sole ma hanno legami forti. So che hanno attraversato mille vite o che stanno attraversando la loro prima vita.

So che ci incontriamo ogni volta per scoprire che siamo donne in cammino…

certo con loro scopro percorsi complessi e complicati;

scopro ferite che le rendono dure e diffidenti, 

scopro sofferenza nel sentirsi giudicate per le loro fragilità,

scopro paura di sentirsi discriminate per la loro provenienza…

Ma più di tutto scopro coraggio che le spinge oltre, forza e pazienza di ripartire ogni giorno, legami che le tengono ancorate ad una quotidianità umana e ricca.

E’ l’unicità del nostro essere donne…paure e sofferenze ma soprattutto forza e amore che ci spingono ogni giorno, ognuna nel suo piccolo e meraviglioso mondo.

Annalisa Cozzi

Un cuore diviso in tre

Le cose che so di lei sono tante e pochissime: tante, raccolte in un fascicolo cartaceo e in uno elettronico; pochissime, perché solo di un pezzettino della sua vita… le cose che so di lei sono tante e pochissime… ma le cose che so di Te sono le uniche che contano davvero. Di te so che hai il cuore diviso in 3: solo un terzo è qua con te, gli altri due terzi sono rimasti nel Cuore dell’Africa… So che Tu non sarai mai veramente tutta qui fino a che il tuo cuore tornerà ad essere unito. Di te, ancora, so che sei bravissima nel tuo lavoro: vederti in foto “in divisa” ci ha resi orgogliosi e fieri di te… chissà se quando sei partita ti saresti mai immaginata anche solo un briciolo di quello che hai trovato… Di te so che sei consapevole che c’è ancora tanta strada da fare… una volta ci hai detto che quando sei sulla barca, vedi solo il mare, ma che quando intravedi la terra, è comunque ancora lunga… La Cosa che so di Te è che, anche se il viaggio è ancora lungo, Tu ce la farai.

Chiara Ossuzio

Sono anni che la conosco

Sono anni che la conosco, in realtà dal giorno in cui sono nata.

Chissà quante cose posso dire, ora che mi sorprendo a guardarla invecchiare e lasciare che il tempo faccia i suoi giri sul suo volto e nel suo corpo. Di lei dovrei sapere quasi tutto, ma forse non è così. So che è una donna forte e a volte un po’ egoista, soprattutto con il passare di questi ultimi anni. È legata al suo lavoro con un cordone ombelicale, è la sua macchina da cucire che la definisce nella postura, nello sguardo che dà agli abiti delle signore eleganti che incontra alla messa della domenica. Questa sua identità è evidente e conosciuta da tutti, nessuno può dimenticare che lei è una sarta e lei ne va fiera, nella convinzione a volte non taciuta di essere tra le migliori, soprattutto quando racconta con la sua amica L. quello che ha imparato da ragazzina in alcuni laboratori. Alcuni erano molto locali, ma lei, la sua amica, andava persino a Milano da Mila Schon… una cosa degna di ogni lode.

 E poi il racconto della sua vittoria da bambina contro la morte certa, quel miracolo che narra con pochi dettagli e che invita tutti a leggere su un libro consunto che conserva e che presta con un’attenzione giustamente maniacale solo a chi davvero lo può restituire. Questo ulteriore particolare fa di lei una persona speciale in paese, è conosciuta come la “miracolata” e di lei conosco la riconoscenza e il legame forte per le suore di Maria Ausiliatrice, e poco di più, raramente mi sono soffermata a chiedere davvero cosa è successo. Di lei poi conosco e riconosco il piglio del comando, la poca propensione ad essere una donna di casa, la capacità di semplificare i problemi per poterli vedere superabili. Ho visto la sua tenacia e anche la sua capacità di stare nei cambiamenti della storia che ha vissuto e delle vicende un po’ disarmanti di noi figli. A volte ne detesto l’esibizionismo, il centro della scena, la poca capacità di ammettere di aver sbagliato (anche solo di aver brucato il ragù con il quale io poi cucino le lasagne). Di lei so ancora di più, o forse messe a confronto lei mi sconfiggerebbe descrivendo i particolari della mia esistenza. Credo sia una donna capace di reinventarsi in ogni periodo che ha attraversato, con i capelli raccolti e i tailleur alla villa del paese dove il nonno paterno faceva il giardiniere, o con due occhiali enormi e un bikini succinto sulla spiaggia di Celle Ligure. Credo non abbia mai pensato di lottare per un suo diritto o di gridarlo, ma nella vita di ogni giorno ancora adesso che la vita vuole morderla con tutta la forza che a volte manca, ha sicuramente fatto una grande rivoluzione personale, emancipandosi in ogni momento da gabbie che nemmeno nominava e che con una capovolta, e un po’ di arroganza, superava.

Di lei ora sapete un po’ anche voi. E con fierezza dovrei dire che nella mia storia di donna un bel pezzetto ce l’ha messo lei.

Sabrina Gaiera

Energia vitale

Ha un’energia vitale che riconosci al volo. Solare, con quel passo un po’ trotterellante che fa già allegria e il ciuffo bianco platino di cui va fiera. Certo, è juventina sfegatata, ma nessuno è perfetto. Scherzi a parte, ci piacciono le educatrici come lei, senti che hanno scelto questo mestiere per passione, sempre disponibili a metterci del proprio, in costante fermento per nuove idee che girano loro per la testa. Il suo spirito è ben rappresentato da un aforisma di Samuel Beckett: “se non hai mai provato non hai mai fallito. Prova ancora, fallisci ancora, fallisci meglio”. “L’ho sempre trovata una frase di ispirazione profonda – confida – come a dire che mai nella vita ci può essere negata la facoltà di provare, quindi di sbagliare e infine di riuscire”. Tanta roba. Mica paglia.

Oliviero Motta