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Il 31 dicembre scorso si sono conclusi i primi 30 mesi di coprogettazione e cogestione del centro di ospitalità temporanea (cot) di via Novara 451 a Milano.

La struttura di accoglienza, a due passi dall’hub vaccinale di Trenno, può ospitare fino a 90 persone suddivise in nuclei familiari a cui è assegnato un modulo abitativo prefabbricato. Il cot è un servizio di accoglienza residenziale rivolto a famiglie in condizioni di fragilità socioeconomica e difficoltà abitativa. Ospita prevalentemente nuclei familiari romeni e italiani di etnia rom e sinta. Le persone ospitate rimangono per un periodo variabile di 12/18 mesi nei quali si concordano con il servizio sociale specialistico di viale Ortles degli obiettivi progettuali per tutto il nucleo familiare.

La progettazione iniziale è stata stravolta dalla pandemia. In una logica di resilienza è stato necessario “reinventare” il servizio, anche fisicamente, con una riorganizzazione degli spazi di socialità e degli ambienti di lavoro. Soprattutto nelle fasi iniziali della pandemia, la presenza educativa è stata fondamentale per supportare psicologicamente – in termini di vicinanza e sostegno – le famiglie ospitate: improvvisamente, gli abitanti del cot di via Novara si sono ritrovate a confrontarsi con un evento ignoto, le cui conseguenze economiche e sociali hanno modificato radicalmente le abitudini quotidiane e aggravato ulteriormente le povertà preesistenti.

Salute e orientamento ai servizi sanitari del territorio

Nella nostra esperienza di supporto alle famiglie ospiti del centro abbiamo spesso osservato, soprattutto nel primo periodo di accoglienza, un approccio alla salute e alla cura di sé spesso discontinuo e un accesso inadeguato ed eccessivo al pronto soccorso, non sempre correlato a bisogni urgenti.

Spesso, a causa del basso livello di istruzione e di povertà culturale, è necessario aiutare le famiglie nella prenotazione di visite mediche specialistiche ed esami diagnostici agendo come facilitatori per garantire l’accesso alle prestazioni connesse alla salute.

Un aiuto prezioso alle famiglie non iscrivibili, per carenza dei requisiti, al SSN è offerto dai medici e operatori di enti del terzo settore (Opera San Francesco per i poveri, Naga, Lilt) con cui negli anni si è stabilita una proficua ed efficace collaborazione.

Scuola e lotta alla dispersione scolastica

L’equipe educativa guida i genitori nelle pratiche d’iscrizione a scuola. Per monitorarne la frequenza, gli educatori chiedono periodicamente alle segreterie delle scuole di farci avere un resoconto sulle assenze di ciascuno studente.

La grande difficoltà della maggior parte dei genitori del cot è quella di non avere gli strumenti per poter supportare i figli nel lavoro extrascolastico a causa di bassi livelli di scolarizzazione o, più frequentemente, analfabetismo.

Risulta pertanto complicato anche solo compilare le giustificazioni per le assenze: a volte sono direttamente i figli che le compilano per i genitori. Non stupisce che l’attivazione della didattica a distanza, in alcuni casi, si sia risolta in ulteriori lacune formative per gli alunni.

Nel rapporto con le segreterie didattiche e gli insegnanti, che faticano a comunicare e a instaurare un dialogo con le famiglie, abbiamo appurato che facendo da ponte tra le due parti (scuola-famiglia) spesso le situazioni si semplificano a beneficio degli studenti: si riescono a coordinare con maggior efficacia le azioni di supporto in caso di studenti con difficoltà.

Lavoro e formazione professionale

Questo ambito dell’intervento educativo è stato uno dei più colpiti dalla pandemia a causa delle chiusure che hanno caratterizzato, in particolare, il primo anno di emergenza.

Attraverso il lavoro di rete con il servizio sociale specialistico di viale Ortles e il Centro di mediazione al lavoro (Celav) del Comune di Milano si cerca di fornire occasioni di crescita professionale attraverso corsi di formazione e tirocini extracurriculari.

L’obiettivo è quello di aiutare gli adulti dei diversi nuclei familiari a reinserirsi nel mercato del lavoro. Un obiettivo non semplice: bassa scolarizzazione e alti livelli di analfabetismo, unitamente a fragilità specifiche (problematiche psichiatriche, tossicomaniche, etc.) rendono molto difficile l’inserimento nel mercato del lavoro.

A parte alcune eccezioni, l’occupazione rimane maschile: le donne hanno prevalentemente compiti di cura e accudimento della prole.

Linee di sviluppo per il futuro

Mentre scriviamo sono in corso le procedure del nuovo bando di coprogettazione per il futuro del centro e delle altre attività correlate. Se verrà confermata l’attuale Associazione temporanea d’imprese che gestisce le attività, le linee di sviluppo per il prossimo futuro riguarderanno soprattutto l’alfabetizzazione degli adulti, con particolare riguardo all’empowerment femminile. In particolare, organizzando corsi di italiano per le donne che hanno bambini molto piccoli. All’alfabetizzazione degli adulti verrà strutturata un’attività di supporto ai compiti per i minori, oltre a consolidare e a rendere più tempestive le procedure per il riconoscimento del sostegno scolastico.

Andrea Papoff, Mariagrazia Pugliese e Maria Gianformaggio

Info: a.papoff@coopintrecci.it