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Si è tenuta giovedì 21 settembre, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, la serata organizzata dall’associazione “La porta aperta”. Al tavolo l’Avvocata Benedetta Tonetti del foro di Milano e socia ASGI (associazione studi giuridici sull’immigrazione), la Dott.ssa Elena Masetti Zannini, giudice presso la sezione specializzata immigrazione del Tribunale di Milano, la Dott.ssa Marzia Marzagaglia, psichiatra del reparto di neuropsichiatria dell’ospedale Niguarda di Milano e il Dott. Fiorenzo De Molli, responsabile del settore “Andare verso” della Casa della Carità di Milano.

La serata è stata molto partecipata, fonte di molte domande, spunti di riflessione e confronto sul tema migratorio che oggi più che mai è al centro dell’attenzione mediatica e non.

Il tema è stato affrontato nel modo più concreto possibile, senza lasciare troppo spazio all’emotività e alla facile soluzione che bisogna accogliere perché è un tema di umanità. Lo è certamente, ma è anche e prima di tutto un tema di legalità.

Lo hanno sottolineato molto bene l’avvocato Tonetti e la giudice Masetti nei loro interventi riportando al centro del dibattito la legge: dall’articolo 10 della Costituzione che riconosce che lo “straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”; alle leggi internazionali in materia di asilo, alla convenzione di Ginevra fino alla meravigliosa Dichiarazione universale dei Diritti Umani.

Un viaggio, quello della serata, che è partito dalle leggi per arrivare alle persone. Con gli interventi delle Dott.ssa Marzagaglia, che ci ha ricordato come l’essere migrante non può definire una persona, ma che è una semplice condizione al dott. De Molli che ha raccontato esperienze di accoglienza e di vita con tutte le difficoltà anche culturali che queste si portano dietro.

Moderare questa tavola rotonda è stato per me molto importante, mi ha riportato alla mente tante storie, tanti volti, racconti, persone, migranti e non incontrate in questi anni passati nei centri di accoglienza. E mi sono resa conto che sempre più spesso siamo in difficoltà a difendere il nostro lavoro perché dell’immigrazione e dell’accoglienza parlano tutti e le voci degli “esperti” sono fioche, basse, lontane.

Scrivo queste righe oggi che è il 03 ottobre, sono passati 10 anni dalla strage di Lampedusa, pochi mesi da quella di Cutro e ancora non si riescono a mettere in atto soluzioni concrete che tutelino tutti, persone che partono e persone che accolgono.
Non si può ridurre tutto ad un “se non si parte non si rischia nulla”, perché rimanere è quasi sempre più rischioso che partire. Lo dicono bene le parole di Warsan Shire, poetessa britannica di origine somala, che nella sua poesia “Home” scrive:

“…nessuno mette i suoi figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra”

Dovremmo ricordarlo sempre e ad ogni occasione di confronto mettere al centro delle nostre riflessioni i dati di fatto, la realtà concreta dei numeri e certamente anche la nostra umanità e la consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca chi accoglie e chi viene accolto.

Federica Di Donato